martedì 24 aprile 2018

22 aprile 2018
  U.O.E.I. Bergamo
GIRO AD ANELLO
passando per le Abbazie di
ACQUAFREDDA, SAN BENEDETTO, MADONNA DEL SOCCORSO
Val Perlana: un solco stretto, boscoso, selvaggio, che scende dal Monte Calbiga fino al Lago di Como tra Argegno e Menaggio; un angolo forse poco noto (almeno agli escursionisti) delle montagne del Lario Occidentale, un piccolo scrigno che conserva al suo interno una perla preziosa: San Benedetto. Si tratta di una chiesa abbaziale del primo romanico che faceva parte un tempo di un complesso architettonico più ampio del quale rimane ancora qualche traccia. 







San Benedetto in Val Perlana è un angolo dello spirito. Possiede alcune caratteristiche che la rendono assolutamente degna di una visita. Innanzitutto per l’ambiente: intorno a San Benedetto ci sono soltanto natura e silenzio; la valle, stretta, la isola dal lungolago, con i suoi rumori, la sua confusione, il suo traffico. E poi, anche se all’interno non ci sono i capolavori, la semplicità delle linee architettoniche, la luce che filtra dalle poche, piccole, finestre, la rustica discrezione degli arredi danno un senso di pace religiosa in cui è bello immergersi anche solo per poco. 







Le origini dell’Abbazia di San Benedetto in Val Perlana non sono ben definite; certo vanno collocate all’inizio del secondo millennio, in una fase di straordinario sviluppo della vita monastica in Occidente. Probabilmente fu costruita tra il 1050 e il 1075 presso una sorgente che esiste ancora oggi, a circa 800 metri di quota, in una zona allora certamente coltivata (oggi, a causa dell’abbandono della montagna, il bosco a ripreso il sopravvento e la valle appare selvaggia e solitaria). 




Il primo documento giunto fino a noi e che riguarda il monastero è del 1083. La vita dell’abbazia e della sua piccola comunità monastica fu breve e durò appena due secoli. La costruzione dell’Abbazia dell’Acquafredda a Lenno, ben più vicina alle vie di comunicazione lungo il lago di Como, fece probabilmente passare in secondo piano questa abbazia montana. Nel 1298 le sue strutture furono abbandonate dai monaci e subirono un progressivo degrado; a partire dall’Ottocento furono trasformate per usi contadini e pastorali: il chiostro venne abbattuto e alcuni ambienti (come accadde anche altrove) vennero adattati a stalla per gli animali o a rustiche abitazioni per i montanari. 








Nel 1958, mentre la rovina del monastero continuava inesorabile, la chiesa fu oggetto di un primo restauro, i cui effetti però si esaurirono presto, tanto che negli anni Ottanta il degrado delle strutture era di nuovo grave. La svolta avvenne nel 1985, quando si cominciò davvero a pensare ad un pieno recupero del monastero e della chiesa, non solo strutturale, ma anche culturale e religioso, per restituirgli “la dignità che gli è propria, riportandolo in condizioni tali che sia possibile viverci secondo uno stile ispirato a tradizione monastica, attenti alle ricerche e alle problematiche del nostro tempo”. Queste idee vennero riprese due anni più tardi, quando la rinascita del monastero divenne uno dei punti fondanti della costituzione dell’ “Associazione San Benedetto in Val Perlana”. 







La rinascita dell’abbazia poté così avere inizio: nel 1989 iniziarono i lavori di recupero del corpo centrale dei fabbricati. Nel 1993 venne rifatta la copertura della chiesa e si iniziò a sistemare gli interni dell’edificio centrale recuperato. Nel 1997 venne completato il recupero della chiesa, con la sistemazione dell’interno grazie anche ad arredi ispirati alla severa semplicità dello stile romanico, creando un luogo di grande suggestione spirituale, un autentico “luogo dello spirito”. Purtroppo però, l'"Associazione San Benedetto in Val Perlana" si è sciolta nel 2011 e quindi, attualmente, la situazione è in una fase di stallo che si spera possa essere presto superata. 

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