venerdì 11 maggio 2018

10 maggio 2018



BRUNATE (sentiero alto) - CASTEL D’ARDONA - MONTEPIATTO (sentiero basso) -  BRUNATE 

Da Brunate (Como) prendo per San Maurizio, la parte alta del paese, dove lascio la macchina. Ma che cosa ci fa un faro in alta montagna mi chiedo? Costruito nel 1927 nel centenario della morte di Alessandro Volta, irradia una luce bianca, rossa e verde visibile a quaranta chilometri di distanza. Proseguo sino al Ristorante CAO (e alla sua Santella? Chiesetta?) e dopo la Baita Carla incontro un sentiero in leggera discesa.









Raggiunto il monte Croce d'Ardona (m. 1005) un percorso in discesa mi porta al nostro maniero. Dietro ai due pilastri che sostenevano il cancello d'ingresso della proprietà, una stradina, ingombra di alberi caduti e di siepi decisamente troppo cresciute, sale verso la costruzione, posta su un cucuzzolo. 



Si tratta di un edificio di modeste dimensioni, completamente in rovina, con una merlatura ghibellina alla quale, forse, deve lo strano nome. Una torre malconcia, spunta dalla roccia e tutt'attorno, muraglioni crollati e muri che mostrano evidenti segni di instabilità. Profondi trabocchetti, sono parzialmente nascosti dalla vegetazione: probabilmente sono le cisterne usate come riserve d'acqua. L'ambiente è, insomma, molto pericoloso. Concludendo, devo riconoscere, con delusione, che questi ruderi non sono all'altezza del loro nome altisonante. 
La villa, chiamata Castel d'Ardona, sorse nel 1894, su un'anticima del monte Croce d'Ardona, per volontà di Angelo Ruspini, esponente di una nobile famiglia lariana. Alla sua morte la proprietà passò al Gruppo Aziendale Tintoria Comense. Per un po' venne utilizzata come luogo di vacanza per i figli dei dipendenti della più grande tintoria di Como, l'arcinota TICOSA. Viene abbandonata perché, nel frattempo, la "colonia montana", molto diffusa fino a metà del '900, sta esaurendo la sua funzione. 


A sinistra dell'ingresso, dove sorgono i due pilastri, parte un sentiero che, con una lunga serie di tornanti, permette di scendere a Montepiatto. All'ingresso del paesino mi accoglie, sulla sinistra un magnifico faggio rosso di notevoli dimensioni e sulla destra la Trattoria Crotto Montepiatto dell’amico Diego (ha appena riaperto i battenti!). Dopo aver mangiato un buon piatto di polenta uncia vado a rivedere la Chiesa di S. Elisabetta (notevole il panorama sul lago!) e la Pietra Pendula. Stavolta, forse, riesco a farla rotolare giù dal piedistallo. 








Lasciati gli ultimi tetti di Montepiatto, tra varie vallette, con un facile itinerario a mezza costa, passo dal Sasso del Lupo. Appoggiato direttamente a terra, è un’enorme lastra di ghiandone, di 20 metri di lunghezza, 10 di larghezza e 8 di altezza, e un peso di circa 4000 tonnellate. Il Sasso del Lupo forma una sorta di “antro” con il dorso della montagna: secondo la tradizione popolare, in questa “tana” si sarebbe nascosto un terribile lupo che rapiva i bambini cattivi e disobbedienti.
 




Ritornato a Brunate, abbandono la “Strada Regia”: il tracciato, in uso fino a i primi anni del ‘900, collegava Como a Brellagio. Chiedo informazioni per ritornare a San Maurizio: niente di particolare…solo due chilometri…in salita!!!



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