venerdì 8 febbraio 2019

EDO, EZIO GALDI
7 febbraio 2019
M O N T E  C R O C I O N E

Prima di iniziare la camminata consigliamo di andare a curiosare fra i grandi edifici della Cascina Figina m627. Il nome della località deriva dal latino fictilarium cioè terra per laterizi, materiale utilizzato per la costruzione degli edifici. Dal XII secolo al XVIII secolo, il piccolo agglomerato fu un monastero; successivamente gli edifici furono parzialmente abbattuti e ricostruiti ad uso agricolo. La piccola chiesa all'ingresso della cascina ricorda l'antico passato. Interessante è la facciata dell'edificio più importante, arricchita da fregi in cotto e da medaglioni raffiguranti gli eroi del nostro risorgimento. Dirigendosi sotto un passaggio coperto, ci si porta sul lato opposto degli edifici e seguiamo la retta via. Ci s'inoltra nell'umido bosco con ancora molta neve. Dapprima in piano, poi in salita, si guadagna una dorsale da dove, fra le piante, si scorge la Cascina Figina. Poi si rientra nel bosco sempre fitto e silenzioso procedendo con un lungo traverso a mezza costa. Con un ultimo ripido strappetto eccoci in vetta al Monte Crocione, toponimo enfatizzato dalla grande croce lignea che vi è stata eretta. La vecchia croce portata lassù nel 1937 era ormai fatiscente ed è stata recentemente sostituita con un nuovo manufatto. Nei pressi della croce e di un ripetitore, alcune panche in pietra invitano ad una sosta. Abbandonando la vetta si scende leggermente sulla larga dorsale e arriviamo alla cappelletta della Madonna dell'Alpe nei cui pressi si trova anche il "terminon" pietra di confine fra i comuni di Galbiate, Valgreghentino e Colle Brianza. Abbandoniamo l’idea di raggiungere l'Eremo di S. Genesio (la chiesetta dell'eremo è di origine longobarda e preesistente al romitorio che fu eretto nel XVI secolo dai frati Agostiniani. Dal 1863 il luogo sacro fu occupato dai Padri Camaldolesi che lo abbandonarono dopo la fine della seconda guerra mondiale) perché il giro si fa troppo lungo e la temperatura si sta abbassando. Scendiamo verso Dozio e da lì, con l’intento di andare a vedere la “città fantasma” verso Consonno. Il tracciato prosegue pianeggiante al margine superiore dei prati di Dozio e poi rientra nella selva. Con qualche saliscendi si continua senza fatica, nel silenzio dei boschi e, infine, si giunge in un ampio piazzale sterrato e ad una rampa asfaltata. Lasciamo ogni giudizio sulla località, guardata quasi con rassegnazione dalla piccola chiesa di San Maurizio, unico elemento del borgo sopravvissuto alla distruzione. Si aggira la larga dorsale settentrionale del Monte di Brianza e poi tornare alla Cascina Figina.













Più delle truppe francesi riuscì a fare, negli anni '60, più danni la speculazione edilizia. Quello che accadde al piccolo borgo di Consonno è una storia poco nota che merita di essere conosciuta e che dimostra la devastante potenza dell'unione fra ricchezza e ignoranza. Il piccolo paese era localmente noto per la cura con cui i suoi abitanti coltivavano i castagneti e per la produzione di un sedano particolarmente gustoso e saporito. Un'economia povera, ma dignitosa, che consentiva la sopravvivenza dei suoi abitanti. Ma qualcuno decise di trasformare Consonno in un improbabile centro di svago e divertimento. Si diede così il via alla totale distruzione delle antiche case contadine e, quando il villaggio fu raso al suolo, furono eretti nuovi orrendi edifici fra cui un incredibile minareto. Ma il centro turistico non decollò mai, anzi, a giudicare dalle macerie e dai macchinari edili ancora presenti sul posto, non fu neppure ultimato. Forse finirono le fonti di finanziamento ma ormai il danno era fatto. Sta di fatto che oggi Consonno è un centro fantasma. Tutt'attorno regna il degrado e l'abbandono. Sarebbe stato più redditizio recuperare l'abitato e, al limite, affittare le antiche case a turisti in cerca di pace e tranquillità. Ma trent'anni or sono l'agriturismo era parola sconosciuta.








Dopo un così ambio scempio un tocco di allegria e di colore sulla strada del ritorno.
L'uomo distrugge, meno male che la natura costruisce...


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