Edoardo e Galdino
I sogni sono importanti.
Possono essere un modo per aprire la finestra
e lasciare uscire l’aria viziata
“Mackenzie,
è passato un po’ di tempo. Mi sei mancato.
Sarò al rifugio il prossimo fine settimana, se hai voglia di incontrarmi”.
“Così quando ricevette il biglietto firmato Pa [Dio] che gli chiedeva un incontro al rifugio, non fu una cosa da poco. Ma Dio scrive lettere? E poi perché al rifugio, il simbolo del suo dolore più grande? Gli venne in mente che Dio poteva trovare un posto migliore per parlargli. […] Per quanto si sforzasse, Mack non riusciva a sfuggire al pensiero disperato che fosse davvero un messaggio di Dio, anche se l’idea che Dio mandasse convocazioni per lettera cozzava con i suoi studi teologici. Al seminario gli avevano insegnato che Dio aveva interrotto qualunque forma di comunicazione con l’uomo moderno, lasciando che la gente ascoltasse e seguisse le Sacre Scritture, ovviamente se interpretate correttamente. La voce di Dio si era fatta carta, e anche quella carta doveva essere moderata e decifrata dalle opportune autorità, dai giusti intelletti. Sembrava che la comunicazione diretta con Dio fosse cosa degli antichi e degli incivili, mentre l’accesso a Dio degli uomini colti del mondo occidentale doveva essere mediato e controllato dall’intellighenzia. Nessuno voleva mettere Dio in una scatola, ma in un libro sì. Soprattutto in un libro costoso, rilegato in pelle, con i margini delle pagine dorati”.
Tratto da IL RIFUGIO di W. Paul Young - 2008 - Rizzoli
"Cacchio ...c'è un buco!". Poche auto oggi al laghetto artificiale. Ringraziamo la luna: il posto è molto battuto dai fungiatt, conosciuti come i saccheggiatori del bosco: funghi, in gran quantità (nel periodo giusto, però!). Parcheggiata l'auto che meglio non si poteva, camminando verso il cancello della centrale idroelettrica, raggiungiamo Ponte dell'Acqua m1260. Dopo una bella e lunga salita nel bosco (bel fresco, però!) usciamo sugli ampi pratoni dell’Alpe Gambetta e per ampi, verdi costoni e grandissimi panorami raggiungiamo il lungo stallone e la fontana con due vasche abbeveratoio dell’alpeggio dell’Alpe Cantedoldo m1500. In leggera discesa, con i cartelli che ci informano che siamo nel Parco delle Orobie Bergamasche (lo sapevamo!) di Valtorta e Valmoresca (non lo sapevamo!), arriviamo alla relativa ex cascina, ristrutturata nel 2021 in rifugio m1500 dal Comune di Averara. Gli onori di casa sono fatti da Pierpaolo, il gestore, che manovra in cucina padelle e forchettoni tra fumi e profumi per preparare le sue prelibatezze che ovviamente non ci facciamo sfuggire. Finito il lauto pranzo e immagazzinato un po’ di fresco utile stasera, ritorniamo sui nostri passi in leggera salita, un pochino più faticosa per la pancia piena, con una piccola ma doverosa deviazione per l’acquisto del Formai de mut sul dosso Gambetta. I panorami sono così ampi, immensi, meravigliosi e l’idea della fatica, visto anche il notevole peso di formaggio nello zaino, passa subito anche perché ormai il percorso è, in sostanza …tutto in discesa!. Al posteggio la mia è l'unica auto sulla strada, sola soletta che fa anche tenerezza. Premio di giornata: birretta all'albergo Genzianella.
Un ricordo: Val Brembana, 18 luglio 1987, la tragedia dell’alluvione.
La Val Brembana, insieme alla Valtellina, fu la zona maggiormente danneggiata dall’alluvione. Ci furono cinque vittime, con due corpi che non sono mai più stati recuperati. Tre giorni incessanti di pioggia furono il prologo di quel tragico sabato pomeriggio: un evento eccezionale. Un fiume di acqua e di macerie invase i paesi e cancellò la statale della Val Brembana in molti punti tra Lenna e San Pellegrino. L’ondata di piena partita in alta valle, in particolare da Mezzoldo, il paese più colpito, causò l’isolamento di tutti i paesi dell’alto Brembo e centinaia di villeggianti vennero portati a valle con l’ausilio degli elicotteri. Una giornata drammatica: frane, smottamenti, strade e ponti distrutti, linee telefoniche ed elettriche interrotte, tubature del gas, dell’acqua e delle fognature saltate, paesi isolati misero in ginocchio l’intera comunità. Difficile cancellare dalla memoria l’immagine del Brembo che invade i paesi, il dolore della gente, la distruzione.
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