domenica 16 agosto 2015

Il 16 agosto di quest'anno ricorrono i 200 anni dalla Nascita di S. Giovanni Bosco a Castelnuovo (Asti) oggi chiamato Castelnuovo Don Bosco. E’ una ricorrenza che riguarda la Chiesa in Piemonte e particolarmente di Torino, dove il Santo dei Giovani ha svolto il suo apostolato e fondato i Salesiani che ne continuano l’opera in 132 paesi del mondo, ma tocca in profondità specialmente tutta la Famiglia Salesiana sparsa nel mondo, e che fa di Don Bosco una figura carismatica e fonte di ispirazione apostolica.

Sono un ex-allievo: ho studiato presso i Salesiani di Milano. I primi tre anni di collegio “puro” ed altrettanti andando a guadagnarmi il mio pezzo di pane e continuando gli studi alla sera. Ho poi avuto la grande fortuna di lavorare per quasi un decennio presso l’Istituto Salesiano di Arese (MI), insegnando materie grafiche ai ragazzi, sia esterni che interni. Questa esperienza resta uno dei ricordi più belli della mia vita…

Con la vita di don Bosco si sono riempiti interi scaffali, mostre,…
Lo vorrei ricordare, con modestia, in tre semplici “appunti” e un pezzo di racconto tratto da “Valdocco…la storia”.


Ditemi in due parole e non in sette o otto... chi era Don Bosco? Risposta semplice e unica: il prete dei ragazzi.



"Don Bosco ritorna tra i giovani ancor, ti chiaman frementi di gioia e d'amor". E' un inno che riecheggia ancor oggi nella mia memoria.
Il suo Sistema Preventivo, cioè “la memoria dei suoi esempi come educatore”.
Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in modo che gli allievi abbiano sempre  sopra di loro l’occhio vigile del Direttore e degli Assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze.
Questo sistema si appoggia tutto sopra la Ragione, la Religione, e l’Amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tener lontani gli stessi leggeri castighi.
E Don Bosco dà le ragioni di questa sua preferenza, attingendo non dai libri di pedagogia ma dalla sua esperienza pluriennale di educatore di giovani.

Il giorno solenne dell'Immacolata Concezione di Maria, ero in atto di vestirmi dei sacri paramenti per celebrare la Santa Messa. Il chierico di sacrestia, Giuseppe Comotti, vedendo un giovanetto in un canto, lo invitò a venirmi a servire la Messa.
- Non so - gli rispose mortificato.
- Vieni - replicò l'altro, - voglio che tu serva Messa -.
- Non so, non l'ho mai servita -.
- Bestione che sei! - disse il sacrestano furioso - se non sai sevire la Messa, perchè vieni in sacrestia? - ciò dicendo impugna la pertica dello spolverino e giù colpi sulle spalle e sulla testa di quel poveretto.
Mentre l'altro se la dava a gambe: - che fate? - gridai ad alta voce - perchè lo picchiate? -.
- Perchè viene in sacrestia e non sa servir Messa -.
- Avete fatto male -.
- A lei che importa? -.
- E' un mio amico: chiamatelo subito, ho bisogno di parlare con lui -. 
Il ragazzo torna mortificato. Ha capelli rapati, la giacchetta sporca di calce. Un giovane immigrato. Probabilmente i suoi gli hanno detto: "Quando sarai a Torino, vai alla Messa". Lui è venuto, ma non si è sentito di entrare nella chiesa tra la gente ben vestita. Ha provato a entrare nella sacrestia, come gli uomini e i giovanotti usano fare in tanti paesi di campagna.
Gli domandai con amorevolezza:
 - Hai già ascoltato la Messa? -.
- No -.
- Vieni ad ascoltarla. Dopo ho da parlarti d'un affare che ti farà piacere -.
Me lo promise.
Celebrata la Messa e fatto il ringraziamento, lo condussi in un coretto, e con faccia allegra gli parlai: - Mio buon amico come ti chiami? -.
- Tromlin, Bartolomeo Garelli -.
- Di che paese sei? -.
- Di Asti -.
- Che mestiere fai? -.
- Il muratore -.
- E' vivo tuo papà? -.
- No, è morto -.
- E tua mamma? -.
- E morta anche lei -.
- Quanti anni hai? -.
- Sedici -.
- Sai leggere e scrivere? -.
- No -.
- Sai cantare? - il giovinetto, asciugandosi gli occhi, mi fissò in viso quasi meravigliato e rispose: -No -.
- Sai fischiare? - Bartolomeo si mise a ridere. Era ciò che volevo. Cominciavamo ad essere amici.
- Hai fatto la prima Comunione? -.
 - Non ancora -.
- E ti sei già confessato? -.
- Si, quando ero piccolo -.
- E vai al catechismo' -.
- Non oso. I ragazzi più piccoli mi prendono in giro -.
 - Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo? -.
- Molto volentieri -.
- Anche in questo posto? -.
- Purchè non mi diano delle bastonate! -.
- Stai tranquillo, ora sei mio amico, e nessuno ti toccherà; quando vuoi che cominciamo? -.
- Quando a lei piace -.
- Anche subito? -.
- Con piacere -. 
Don Bosco si inginocchia e recita un'Ave Maria.
Quarantacinque anni dopo ai suoi Salesiani dirà: "Tutte le benedizioni piovutaci dal cielo sono frutto di questa prima Ave Maria detta con fervore e retta intenzione".
Finita l'Ave Maria, Don Bosco si fa il segno della croce "per cominciare", ma si accorge che Bartolomeo non lo fa, o meglio fa un gesto che ricorda vagamente il segno della croce. Allora, con dolcezza. glielo insegna bene. E gli spiega in dialetto (sono artigiani tutte e due) perchè chiamiamo Dio "Padre". Alla fine gli dice:
- Vorrei che venissi anche domenica prossima, Bartolomeo -.
- Volentieri -.
- Ma non venire solo, porta con te dei tuoi amici -.
Bartolomeo Garelli, muratorino di Asti, fu il primo ambasciatore di Don Bosco tra i giovani del suo quartiere. Raccontò l'incontro con il prete simpatico "che sapeva fischiare anche lui", e riferì il suo invito.
Tre giorni dopo era domenica. Nella sacrestia entrarono in nove. Non venivano "alla chiesa di San Francesco d'Assisi"...cercavano Don Bosco.

Nel 1841, in San Francesco d'Assisi, il giovanissimo Don Bosco inizià così il suo primo Oratorio. La sua preoccupazione principale diventano quei ragazzi, sbandati e senza famiglia, li vedeva "umiliati fino alla perdita della propria dignità".
Quando Don Bosco avvicina Bartolomeo Garelli non è per invitarlo a giocare o a saltare, ma "vieni ad ascoltare la Messa, dopo avrò da parlarti di un affare che ti farà piacere".
Il dopo è una chiacchierata amichevole, in cui Don Bosco sembra gettare frasi allegre, mentre invece le sue domande, ben esaminate, sono un test attento su famiglia, scuola e Chiesa. Adesso diremo le tre "agenzie" che dovrebbero collaborare nella crescita di questo ragazzo. E scopre con dispiacere che "papà e mamma sono morti", "non so nè leggere nè scrivere", "non ho fatto la prima Comunione e non vado al catechismo".
E Don Bosco, subito, senza attendere un istante, gli offre l'essenziale del suo Oratorio: la recita di un Ave Maria e una lezione di catechismo.
Immediatamente dopo per Bartolomeo arrivano i giochi, le passeggiate, le corse, le lotterie, la distribuzione di dolci, la proposta di una scuola domenicale e serale. Ma al centro di tutto rimangono e rimarranno sempre nell'Oratorio di Don Bosco la Preghiera, la Confessione, la Comunione.
La parola "Oratorio",  presso Don Bosco, ha tutto il suo significato: un luogo dove prima di tutto si prega. E il programma che Don Bosco ripeterà fino a scolpirlo nella testa dei suoi Salesiani è condensato nelle quattro parole che rimangono come pietre fondamentali della sua opera: "noi cerchiamo di fare di questi ragazzi onesti cittadini e buoni cristiani"


  
...per l’accoglienza e la disponibilità riservate durante il nostro pellegrinaggio (Vicariato di Trescore/Parrocchia di Zandobbio) del maggio di quest'anno a Valdocco.

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