sabato 7 novembre 2015

1. PREMESSA
IO NON MI SENTO ITALIANO - GIORGIO GABER

“Non è possibile parlare di Resistenza senza parlare di sentieri, di colline, di valli e di montagne.
Per capire che cosa è capitato dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 è necessario cercare di ascoltare alberi, fiumi, colline, montagne, prendere uno zaino e infilarsi un paio di scarponi.
Per ricordare bisogna camminare, e il cammino diventa ricordo e scoperta: dentro la bellezza della natura, si scoprono e si ritrovano la storia degli uomini e delle idee.
Si ritrovano la storia e le idee di quegli uomini e donne che dopo l’8 settembre 1943 scelsero di andare a combattere in montagna per un muto bisogno di decenza”.

 Primo Levi - “Se non ora, quando?”

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione,
andate nelle montagne dove caddero i partigiani…”.

 Piero Calamandrei (avvocato, padre costituente, giornalista,
 politico e docente universitario)

Spesso della Resistenza si conoscono le informazioni generali e i caratteri principali; poche volte ci si interessa ai fatti particolari o a quelle storie, che sembrano sconfinare nella leggenda, che fanno realmente com­prendere la matrice anti-fascista del nostro Paese, del nostro territorio. 
La storia della Resistenza nella bergamasca è una storia viva, troppo trascurata e anche dimenticata da tutti coloro che hanno annoverato il 25 Aprile tra le tradizioni usuali, un giorno come un altro da passare con la famiglia.
Non è così! Il 25 Aprile è, è stato e deve rima­nere un giorno in cui ricordare chi morì per la nostra libertà, chi rifiutò e si oppose al fascismo fug­gendo sui monti per combat­tere contro l’occupazione tedesca: con il passare degli anni questi uomini e questi fatti vanno fortemente affievolendosi.
Ho deciso così di raccontare “qualcosa” della ricca storia della Resistenza nel territorio orobico: una storia fatta di sacrifici, fatiche, rappresaglie, morti e vittorie.
Propongo una serie di brevi e semplici aneddoti ma anche di racconti e testimonianze che forse non rendono giustizia a chi partecipò attivamente alla lotta di li­berazione ma consapevole del fatto che l’unico modo con cui onorare i nostri partigiani è portare avanti la lotta che loro iniziarono… almeno nell’idea e nel ricordo!
Ho voluto ripercorrere il Sentiero Partigiano della mia valle dedicato ad Angelo Gotti, che da Clanezzo porta alla Cascina Como. Era attraversato dalla Brigata Fiamme Verdi “Valbrembo” e dai gruppi di riferimento della zona.
Conduceva agli insediamenti e segnava i punti di passaggio più importanti per i movimenti delle formazioni partigiane, per le comunicazioni con la città, le valli e i territori confinanti.
Da quel sentiero ho sviluppato altre “strade” che, con la lettura e la curiosità, mi hanno portato in giro per le nostre valli a conoscere posti e nomi che sono sempre rimasti scolpiti in quelle zone e che, pur passandoci varie volte, non avevo mai notato. 
George Orwell, giornalista, saggista, scrittore, opinionista politico e culturale scrisse: “Vedere ciò che ci sta sotto il naso richiede uno sforzo costante”.
Guardare serve a poco, occorre vedere, ossia meditare e capire. Così si stimola l'intelligenza e s’impara a muoversi nel mondo in maniera consapevole e costruttiva.
Sotto il naso ci passano quotidianamente fenomeni ricchi di significato, una palestra per la crescita della mente.
Quando si cerca una “cosa” il primo posto da guardare è sicuramente…sotto il naso!


“Dio mio, quanto vi siete divertiti!”

Parole di Italo Calvino, letterato e partigiano, pronunciate dopo la lettura
 di un grande libro sulla Resistenza italiana, il “Diario partigiano” di Ada Goretti.

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