lunedì 5 agosto 2019


in Valle d’Aosta ospiti dello scultore Siro Vièrin.
Da Vetan m1678, bellissima frazione di Saint Nicolas, su un ampio balcone naturale prospicente le Valli di Cogne, di Rhemes e di Vlsavarenche e con vista che spazia sui gruppi del Monte Emilius, Gran Paradiso e Ruitor, parte il sentiero.
E subito si deve prendere una secca decisione: o far parte del gruppetto “conquistatore di cime” che, dopo aver messo il paraocchi, con passo veloce si dirige, senza perdere troppo tempo a scrutarsi intorno, verso la cima adorata oppure “scopritori di opere” che con passo più tranquillo scrutano vicino ad ogni cespuglio, dietro ad ogni masso o sui tronchi e i rami degli abeti alla ricerca dei capolavori del Siro. Alcuni, poi, arrivati al rifugio, visto il tempo a disposizione, ma il tempo è sempre tiranno, si sono trasformati in “ricercatore di laghetto alpino”
Si prosegue lungo la pista che taglia il bosco fino ad arrivare ai pascoli sotto l'Alpe Chatelanaz. Con modesta pendenza si attraversa l’ampio bacino prativo per portarsi all’alpeggio di Thoules. Lungo una strada poderale alquanto pianeggiante, ormai completamente inerbita che taglia orizzontalmente il vallone del torrente Méod, raggiungiamo l’imbocco del vallone di Loe. Il sentiero ora sale ripido all'interno del bosco e l'ombra odorosa di resina rende piacevole camminare. Volgendosi si vedono, in basso, gli ampi pascoli a monte del villaggio di Vétan e in alto, dall'altra parte della valle, il profilo inconfondibile della Grivola che ci accompagna per tutta la giornata. Il sentiero ora è più faticoso e molto ripido: si sale lungo la cresta, sul fianco del vallone, fino ad arrivare alla strada sterrata che conduce al rifugio. Si prosegue tra i pascoli, dove la fioritura delle erbe di montagna è ancora rigogliosa e il panorama si fa sempre più ampio. Dalla strada sterrata, oltre al bellissimo panorama, si possono ammirare numerose e spesso comiche sculture lignee di cui è autore il proprietario del rifugio: appare prima la Vetta del Mont Fallere, poi la statua “Sogno Volando”, in seguito il tetto del rifugio. Ancora qualche minuto e si arriva alla “Poltrona della Volpe”, un tronco scolpito nel quale lo schienale a forma di cuore è sormontato da una testa di volpe. Poco più avanti un cartello alla base di un'opera firmata Bottazzi Fontanne indica la deviazione che in pochi minuti porta alla “Madonnina di Paletta”, opera di Siro Viérin. La Madonnina è posta ai piedi di una sporgenza rocciosa, di fronte ad una panchina dalla quale si ha un'incantevole veduta sul rifugio e sul Mont Fallère. L'opera successiva rappresenta una volpe rivolta verso un tronco d'albero nel quale un picchio ha ricavato il nido. Le teste di quattro pulcini fanno capolino sul retro del tronco mentre mamma picchio guarda dall'alto la volpe ritta sulle zampe posteriori.












































 





Il rifugio Mont Fallère m 2385, inaugurato nel 2012, oltre ad essere una struttura molto curata nelle finiture interne ed esterne è forse il museo o la galleria d'arte/atelier più alto d'Europa. Sorpresa: un magnifico cane, seduto, ci sta aspettando. Solamente quando siamo vicini ci accorgiamo che è una scultura. Nelle nicchie ricavate nel muro a sud fanno bella mostra di sé tre vasi dipinti ricolmi di genzianelle, stelle alpine e violette. Nella fontana del rifugio sono inserite due ranocchie che si abbracciano, altre due fanno capolino da un sabot lasciato davanti alla porta d'entrata. E’ situato in un’ampia conca prativa dalla quale si possono prendere altri sentieri per raggiungere laghetti montani o altri punti di interesse, come il Mont Fallère o il Col Fenètre. 














Mi dirigo al Lago delle Rane o Lac des Grenouilles m2363. Nei laghetti satelliti o “pozzanghere”, come i “cimaroli” li chiamano, troviamo altre sculture: i due aironi e, soprattutto, il martin pescatore con in bocca un piccolo pesciolino rendono il posto ancora più incantevole. Attraverso una vallata erbosa e pietrosa abitata dalle marmotte. A differenza di altri posti in cui le ho incontrate e fotografate, qui sono elusive e diffidenti: non riesco a vederne neanche una scandagliando il versante con lo zoom della macchina fotografica. Arrivato al lago Fallère m2415 vedo gli unici animali selvatici della giornata: girini a centinaia. Tutto l’itinerario è ben segnalato tramite i caratteristici segni di colore giallo usati in Valle d’Aosta.











ho ancora la macchina fotografica surriscaldata: quasi 200 fotografie!
Morale dell'escursione:
non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace!





Nessun commento:

Posta un commento