giovedì 24 ottobre 2019

GALDI 
23 ottobre 2019


Avevo ancora qualche curiosità da “picchiarci il naso” sulla nuova pista ciclopedonale (inaugurata il 17 settembre) e intitolata alla memoria di Felice Gimondi, dal momento che il percorso attraversa i luoghi di nascita e di residenza del grande campione. Sul percorso sono presenti 7 ex stazioni ferroviarie in stile liberty, 11 gallerie da un minimo di 73 a un massimo di 222 metri, 4 ponti con luce superiore a 10 metri,… Perciò sono ritornato sul “luogo del delitto” per la serie “il podista cammina sempre due volte”. Ho tracciato un bel giro mettendo la suddetta all’andata fino alla ex stazione di Sedrina e ritornando per l’altra pista ciclopedonale chiamata di Clanezzo. Un bel anello in cui l’asfalto spinge a passi veloci e lunghi, anche se il ritorno si svolge prevalentemente su strada con autoveicoli, di poco traffico, ma compensato da bei squarci sul fiume Brembo e le sue centrali. Chiaramente il punto forte è stata la visita della frazione Porto di Clanezzo e della sua passerella sul Brembo. 
Lascio la macchina alla vecchia stazione di Villa d’Almè, oggi deposito dei pullman di linea. Alla prima galleria prendo il sentiero che la oltrepassa passando lateralmente. E scopro…la Falesia del Traliccio: 18 vie di arrampicata, dai nomi un po’ strani, di diversi gradi di difficoltà e di lunghezza. Mi riaggancio con la ciclopedonale e proseguo fino a Sedrina: alla ex stazione vado a vedere la Madonna dei Ponti e il Ponte Medioevale del Cappello. Passando a Ubiale per un buon caffè (bella scalinata da fare!) arrivo a Clanezzo.
 
















Visitare l’antico Borgo di Clanezzo significa immergersi in un’atmosfera di grande suggestione tra natura, storia e archeologia. Situato in posizione affascinante, alla confluenza di tre valli bergamasche (Val Brembana, Val Brembilla e Valle Imagna) e di due corsi d’acqua (il torrente Imagna e il fiume Brembo), Clanezzo è un antico borgo medievale. 
Fu un sito di rilevante importanza per i suoi antichi abitanti e per la storia bergamasca. Questo territorio è stato abitato almeno dal 10.000 a.C., come testimoniano alcuni reperti del Paleolitico Superiore ritrovati in alcune località (Piane o Castello, grotte di Costa Cavallina, Piana di Bondo o in quelle denominate Büs dei Cornei e Büs di Laür). Sulla Collina di Duno il ritrovamento di un “oppidum” ossia una città fortificata di origine celtica, appartenente alla I Età del Ferro, antecedente pertanto alla conquista romana dell’area. I Romani governarono la zona per quattro secoli; si pensa che nell’area dove oggi sorge la chiesa di S. Gottardo vi fosse una necropoli, poiché furono trovate tombe quadrate e chiuse da tegoloni contenenti fittili (oggetti plasmati di terracotta), ossa calcinate e una borchietta metallica con metalli incassati tra loro. Lungo le rive del Brembo sono state ritrovate delle monete del basso Impero e in località Castello alcuni frammenti di terracotta. Lungo la mulattiera che unisce Clanezzo ad Ubiale nella zona del “Ponte della Sposa” fu scoperta una sepoltura che ha fatto pensare che gli insediamenti romani si spingessero fino a Zogno e che una strada, passando per Ubiale, li collegasse ad Almenno. 
Percorrere il ponte di Attone, immerso nel verde della boscaglia, è un’esperienza magica…guardando in basso si vede scorrere il fiume, a volte lento a volte burrascoso, in alto si vede il nuovo ponte di ferro, che sa di modernità, mentre rimandano ad un passato l’antica Dogana, oggi disabitata e il Porto, dove qualcuno vi abita in paesaggio un pò spettrale, ma sicuramente suggestivo. Nella casa che oggi è nota come “Dogana”, stava un doganiere con le stesse funzioni del custode del porto, per coloro che giungevano al borgo dalla Valle Imagna.
 







Tracce di un passato che non esiste più. Ma esiste una sorprendente opera che unisce oggi la sponda destra e sinistra del fiume Brembo: una passerella sospesa sull’acqua! Fu fatta realizzare da Vincenzo Beltrami nel 1878 dopo che una piena aveva distrutto l’antico traghetto. Anche chi giungeva a Clanezzo tramite essa, era tenuto a pagare un pedaggio ad un custode che ne controllava il transito. Oggi è ambita meta di passeggiate. 
Dell’antico castello che si ergeva sulla rupe del Monte Ubione restano oggi poche tracce. Ai tempi della Serenissima, il borgo ghibellino parteggiava per i Visconti, nemici della Repubblica Veneta, che giunse al limite della sopportazione e decise di porre fine alle scelleratezze ghibelline. A quel tempo, Ubiale si chiamava Brembilla Vecchia, oggi scomparsa poiché nel 1443 Venezia la rase al suolo, imprigionando tutti i capi famiglia a Bergamo mentre al resto della popolazione vennero concessi tre soli giorni per sgomberare il territorio (18 villaggi della Valle Brembilla). Fu una diaspora, che portò gli abitanti originari a stanziarsi a Milano, dove pullulano ancora cognomi come Brembilla o Brambilla. Il Castello venne distrutto anch’esso e soltanto quattro secoli dopo si riscoprirono le sue rovine; oggi vi ha sede un Hotel.




Insomma…quattro orette di camminata in un ambiente bello! Very, very good!!!  

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