lunedì 4 novembre 2019

Beata Vergine di Caderizzi

Pur trovandosi nella vicina Valle San Martino, in comune di Pontida,
la Beata Vergine di Caderizzi è molto conosciuta anche dagli abitanti dei paesi vicini, in una tradizione secolare.
Percorrendo la Strada Statale Briantea, nel suo tratto poco dopo Pontida, 
volgendo lo sguardo in direzione del Monte Canto, è possibile osservare,
isolata e quasi immersa nel verde dei boschi e dei prati, una bella chiesa con un alto campanile: è il Santuario della Beata Vergine Addolorata di Caderizzi, ancora oggi al centro di una grande e sincera devozione popolare,
che va ben oltre i confini della Valle San Martino.

Il nucleo abitato di Caderizzi, in origine Cà de’ Rizzi, già menzionata nel 1430, prende origine dalla famiglia Arizzi, originaria dell’Alta Valle Brembana, che si stanziò in loco. Negli atti della seconda visita pastorale nel 1690 del Vescovo Monsignor Daniele Giustiniani, viene per la prima volta citato l’oratorio di Caderizzi a Pontida, dedicato a S. Maria “chiamata del Spasimo”, o “Madonna del Pianto”. Fatto curioso: malgrado tale denominazione di “Madonna del Pianto” la festa principale di Caderizzi si celebra l’8 settembre, festa della Natività della Beata Vergine Maria Santissima. Il tempio mariano sarebbe stato edificato nel 1683, ma con tutta probabilità si trattò della trasformazione di una più antica edicola (tribulina), nella quale doveva già trovarsi un affresco dell’Addolorata, che non sembra risalire oltre il 1650. Decenni dopo, nel 1735, si ha la prima notizia certa della “Festa di Caderizzi”, celebrata il venerdì di Passione. Due anni dopo la chiesa subì un primo ampliamento, a testimonianza di una fede profonda e sincera. Quando le difficoltà del vivere quotidiano si facevano grevi, e la stessa sopravvivenza era messa in forse, ecco che si ricorreva con fiducia alla Vergine Addolorata di Caderizzi, compiendo veri e propri pellegrinaggi popolari al piccolo santuario: successe nel 1746 per implorare la cessazione di un’epidemia bovina, mentre due anni dopo per un’altra più terribile epidemia, la quale, era così micidiale che “ammalarsi significava mandare l’inferno al Creatore”. L’anno 1778 invece la siccità minacciava tutti i raccolti: dal gennaio a tutto maggio non una stilla d’acqua cadde a fecondare la terra riarsa. L’anno seguente poi, per ben cinque mesi il cielo si mostrò costantemente sereno.






Ma l’evento eclatante, che cambiò il corso della storia della Badia benedettina, fondata da San Alberto da Prezzate nel 1076, si verificò nel 1876, quando nella Val San Martino si diffuse una misteriosa e terribile malattia. Anche se il termine epidemia probabilmente non può dirsi corretto, scatenò un’ondata di panico e di vero terrore: una sconosciuta e letale malattia prese a colpire quasi tutte le donne che erano in attesa di un figlio, portandole in breve tempo alla morte. Mentre tutte le cure e le misure preventive adottate dai medici erano vane, il prevosto don Gian Battista Milesi, vero uomo di Dio la cui memoria è in grande venerazione a Pontida, salito sul pulpito della chiesa abbaziale, con il cuore più che mai straziato, pronunciò un accurato appello alla Madonna Addolorata, invitando tutta la popolazione a fare un voto alla Vergine di Caderizzi, per impetrarne soccorso e liberazione, affinché cessasse quella vera e propria ecatombe di giovani spose. L’intera comunità, ormai alla disperazione, accolse con grande fervore questa proposta, promettendo solennemente che, il venerdì di Passione di ogni anno, una processione avrebbe raggiunto il santuario di Caderizzi: tutte le madri e le spose avrebbero portato in dono un cero, che sarebbe stato deposto ai piedi del venerato affresco della Vergine (oggi trasportato su tela che, messa in cornice, è collocata sopra l'altare maggiore). Non appena formulato il voto, le misteriose morti cessarono completamente e inspiegabilmente, così come erano iniziate. Questo prodigioso evento ebbe un’enorme risonanza ben al di fuori dei ristretti confini della Valle San Martino, originando una sorta di “gara” per abbellire e ingrandire il tempio mariano di Caderizzi. Dopo un accurato restauro, nel 1882 si provvide a rinnovare il concerto delle campane, sulla maggiore delle quali, pesante oltre e 400 chilogrammi, fu incisa la seguente frase: “Rendiamo grazie a Te, Vergine dolorosissima, che hai cambiato in gioia i dolori delle donne partorienti, liberandole dalla morte; il suono di questa campana annunci ai popoli le Tue misericordie”. Il sacro edificio subì un radicale ampliamento subito dopo la prima Guerra Mondiale, per essere infine pressoché ricostruito a metà degli anni del ‘900, assumendo l’aspetto attuale. Ma la storia dei lavori di risanamento e di abbellimento non finisce mai!
Un cenno particolare meritano gli affreschi opera del pittore Bertuletti di Ponte S. Pietro: nell'abside il Crocifisso con la Madonna e S. Giovanni Evangelista; nella cupola l'Assunta; sui timpani i profeti Isaia e Geremia, il santo re Davide e S. Simone; nelle due lunette l'Annunciazione e la Nascita di Gesù.








La salita al pontificato Papa Roncalli contribuì ad accrescere la devozione alla Vergine Addolorata. La nonna di Roncalli era infatti di Pontida e molti suoi parenti erano qui residenti. A ricordo del soggiorno di Angelo Roncalli presso l’abitazione della zia Rizzi Maria Faustina in Roncalli che, al tempo dei suoi studi presso il Collegio di Celana, lo ospitava nella vecchia casetta a fianco del Santuario a Cà de’ Rizzi, è posta la lapide in bassorilievo, voluta da don Martino Cristoforoni, monaco e cappellano del Santuario tra il 1965 e il 1968. In marmo bianco di Carrara, ad altezza naturale d’uomo, rappresenta la figura di Papa Giovanni XXIII benedicente una donna inginocchiata davanti a lui con un bambino in braccio. L’opera della scultrice Renata Cuneo di Savona venne benedetta e inaugurata nel 1966. Un’altra opera di cui non si hanno notizie certe, è la scultura in marmo della “Pietà” posta a guardia dell’acqua della Madonna che scorre abbondante e non vien meno neppure durante le più ostinate siccità: si pensa sia opera dello scultore pontidese Francesco di Valmora.
Ancora oggi la devozione popolare verso la Madonna di Caderizzi, come testimoniano anche i numerosi ex voto, è intensa e immutata, legata in primo luogo alla maternità in tutti i suoi aspetti: il desiderio di un figlio che non arriva, il ringraziamento per una gravidanza o per un parto senza problemi, una preghiera perché il neonato cresca in salute,…

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