venerdì 15 novembre 2019

EZIO, GALDI & EDO
14 novembre 2019

I tre ponti di Clanezzo.
Entrando nel cuore del paese di Clanezzo e scendendo verso il fiume ci s’immerge in quella che sembra essere una scena teatrale ambientata nel medioevo. Subito ci si trova davanti a due ponti completamente diversi tra loro.
Il primo è il Ponte di Attone, che fu fatto costruire per conto del conte di Lecco Attone di Guiberto. Esso è realizzato interamente in pietra grezza e unisce Clanezzo ad Almenno. Ci si trova sopra il torrente Imagna che scorre tranquillo, con davanti a un piccolo complesso, anch’esso di pietra grezza, che compone l’antica Dogana e il Porto. Oggi in parte abbandonati, ai tempi furono costruiti per riscuotere i dazi di chi raggiungeva i paesi via fiume, soprattutto per passare da una sponda all’altra, attraverso un traghetto. 
L’edificazione di un altro ponte avvenne nel 1878 per volere di Vincenzo Beltrami, allora proprietario del castello, il quale prese come ispirazione i ponti tibetani: ciò che ne fu avrebbe preso poi il nome del “ponte che balla” o ponte sospeso. Si tratta di uno dei primi esempi ottocenteschi di struttura realizzata con la tecnica delle funi portanti sulla riva: è possibile attraversare il ponte sospeso, lungo 75 metri, facendosi cullare dal dondolio che riecheggia i tempi del traghetto.
Il terzo ponte, attuale, permette il passaggio veicolare tra Almenno e Clanezzo superando il torrente Imagna.








I cinque ponti di Sedrina.
Uno dei punti più complicati da superare sono sempre stati gli orridi di Sedrina. In quel frangente la valle si chiude in due pareti di arenaria che scendono fino al letto del Brembo, l’impresa impossibile fu portata a termine da Alvise Priuli, podestà di Bergamo dal 1591 al 1593 e progettista della cosiddetta “Priula”. Calando dall’alto sbarre e catene di ferro, costruì dei muretti che sostenessero un ponte che collegasse le due sponde del fiume. Dopo di esso furono eretti ben altri quattro ponti: dello stesso secolo il ponte che unisce Sedrina a Brembilla, poi quello tra il paesino brembano e Ubiale, mentre del XX secolo sono i ponti della vecchia ferrovia e l’attuale statale.





Leggende di ieri.
L’orrido di Sedrina è celebre per un fatto risalente alla dominazione napoleonica, per la precisione al 1806, anno in cui il celebre brigante bergamasco Vincenzo Pacchiana fuggì dalla Valle Brembana. Il “Paci Paciana” imperversava nella valle con rapine, omicidi e violenze varie, divenendo per la popolazione il simbolo del brigantaggio comune e della lotta al dominio napoleonico. Durante una delle sue fughe dal carcere fu scovato su uno dei ponti di Sedrina e bloccato dalla presenza delle guardie su entrambe le sponde. A quel punto l’unica soluzione che restava al brigante era gettarsi nel Brembo e, secondo la leggenda, ciò avvenne, fuggendo dalle grinfie delle guardie francesi.
Oggi che una serie di piloni in cemento domina l’orrido di Sedrina dei ponti e della genialità del Priuli se ne sono scordati tutti, ma nessuno dimenticherà mai la leggenda del “Paci Paciana”.


Leggende di oggi.


Leggende di domani.


Nessun commento:

Posta un commento