venerdì 10 settembre 2021

 GALDI e i Cavalieri della Tavola Apparecchiata
9 settembre 2021

DISTANZA: km17.700 - Dislivello: m1020 in salita, altrettanto in discesa

L’excalibur del Curò. Sembra strano non è vero? Strano che in luogo così lontano dalle leggende di mago Merlino si trovi una spada nella roccia, affacciata su uno dei luoghi più affascinanti delle Orobie. Si trova sulle sponde del lago artificiale del Barbellino: la diga che, con i suoi 18.500.000 metri cubi di acqua, alimenta le Cascate del Serio. Da qualche anno si è voluto dare un accento leggendario alla zona, ispirandosi al grande Re Artù: così hanno conficcato una spada nella roccia. E, sempre parlando di leggenda, si sono avvicinati a quella delle Cascate del Serio: chissà se il pastore di Valbondione ha cercato di liberare la sua amata imprigionata nel castello del Barbellino proprio con quella spada. Se passi per la Diga del Barbellino, prova ad estrarre la spada, in palio il trono di Re delle Orobie!
La leggenda delle cascate del Serio. C'era una volta nella valle, una nobildonna che si innamorò follemente di un giovane pastore. Il giovane respinse più volte l'amore della dama perché era innamorato a sua volta di una un'altra ragazza del luogo di umili origini. Un giorno la dama, presa dall'ira e dalla gelosia, decise di far rapire la rivale e di farla rinchiudere nelle prigioni del castello che sorgeva sulle alture del Barbellino. Il pianto disperato della giovane prigioniera fu talmente forte ed intenso che le lacrime si trasformarono in un ruscello e le diramazioni divennero torrenti che travolsero ogni cosa, compresi il castello e la dama malvagia, modificando per sempre il paesaggio circostante e creando il famoso salto dove si tuffa il fiume Serio.
Il rifugio Antonio Curò. Si trova a m1915, nella conca del Barbellino, l’area più famosa delle Orobie. Venne edificato nel 1896 ed intitolato all’allora Presidente del CAI Antonio Curò: ingegnere, alpinista ed entomologo, fu il primo a scalare la Presolana. Il rifugio si trova immerso nella riserva naturale del Belviso - Barbellino, proprio sulle sponde del Lago artificiale del Barbellino (Diga del Barbellino).
Per raggiungerlo parto dalla località Grumetti di Valbondione m975 vicino ad una bella cappelletta. Percorro il sentiero dei carbonai e dei pojat che mi porta a Maslana, il più conosciuto tra i borghi montani di Valbondione e sicuramente tra gli angoli più affascinanti che ha mantenuto le caratteristiche dei secoli passati: case in pietra, tetti in ardesia, vie in selciato. Dopo aver vagabondato nelle sue piccole viuzze, proseguo verso l’Osservatorio floro-faunistico superando la località Piccinella, dalla parete di arrampicata del suo Pinnacolo, e quindi un vecchio ponte romano. L’Osservatorio è stato edificato sui ruderi di una vecchia baita utilizzata per decenni dai pastori che salivano agli alpeggi con le greggi di pecore. Da lì, la zona dei Grandi Massi, si può godere della spettacolare vista sulle cascate del Serio e non solo nelle cinque aperture programmate. Ma qui la natura è tutto uno spettacolo e per questo vale la pena mettere in previsione un’escursione tra questi monti. Con una ripida salita riprendo la ex mulattiera militare (percorso classico) che si snoda in stupendi boschi di faggi e abeti nel suo primo tratto e poi continua in un ambiente più ampio, dove il bosco cede il posto ad una vegetazione cespugliosa di rododendri e pini mughi. Man mano che si sale, è possibile osservare le vallette laterali sottostanti, prima di tutte la Valle del Coca e il suo rifugio. La mulattiera prende quota con alcune svolte, supera una bella fontana lignea e oltrepassa alcuni corsi d’acqua che scendono dai pendii del Monte Cimone. Percorro in toto la mulattiera, meno faticosa, più panoramica e spettacole nella tratto aereo scavato nella roccia esposto a valle, il tagliamento, rispetto al cosiddetto scarico, una sorta di sentiero che s’inerpica su uno zoccolo roccioso, piuttosto faticoso. Mi porto verso la diga con la casa del guardiano. Ai miei occhi una vera sorpresa: tre stambecchi stanno nutrendosi di sale sulla forte perdenza della diga. Ma come fanno a non cadere? Cado io con il Vibram! Hanno gli zoccoli o delle ventose? Torno verso il rifugio arrivando al desiderio della mia escursione: la spada nella Roccia. Intorno a me non vedo ne Merlino ne tantomeno Re Artù…ma la spada e li! Provo ad estrarla: uno sforzo modello ernia, modello emorroidi ma...niente da fare! Non sono io il re delle Orobie! Mi consolo con un bel pranzetto: foiade ai funghi porcini, crostata di amaretti e fichi, birra rossa, caffè e grappino alla genziana.




































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