domenica 26 settembre 2021

 GALDI - 24 settembre 2021

Una lunga cresta frastagliata con venature di roccioso calcare che affiorano da ripidi prati che domina Lecco e il suo lungo lago, forse ricorda la cresta di un gallo da cui il toponimo. Sicuramente una montagna particolare, affascinante e tutt’altro che di breve conquista, visto che bisogna risalire 900 metri per godere dei favolosi panorami delle sue cime.

DISTANZA m6,230 - DISLIVELLO m870 in salita, altrettanti in discesa.

Parcheggio l'auto in località Cascina Don Zanella (oggi agriturismo) m310 in Valmadrera. Da qui parte la mia escursione, seguendo le frequenti indicazioni per il Sasso di Preguda. Dopo un primo tratto in cui “striscia” a contatto con i confini di proprietà private, il percorso si fa un poco più ripido: qualche bel tratto nel bosco, quindi eccomi arrivato alla nuova croce (giugno 2019), con panoramica sull’Adda, e alla chiesetta di Sant'Isidoro, costruita a ridosso di un grosso masso erratico, il Sasso di Preguda m647.
San Isidoro (1070-1130) nacque a Madrid da una famiglia di origine contadina. Era conosciuto da tutti per il suo animo generoso e la sua forte fede. Infatti si allontanava spesso dai campi per pregare ma questo non comportava che egli facesse meno lavoro degli altri. Infatti il suo rendimento era uguale e a volte migliore rispetto agli altri salariati. La tradizione afferma che spesso, mentre Isidoro pregava, durante l’aratura gli angeli lavorassero al suo posto. Venne santificato nel 1622. Nel nostro territorio si diffuse il culto di S. Isidoro a seguito delle invasioni spagnole che ne portarono la tradizione. Nel 1895 iniziarono i lavori per la costruzione della piccola chiesa dedicata al Santo, addossata ad una delle pareti del Sasso di Preguda. L’inaugurazione della chiesa ebbe luogo il 26 aprile 1903, festa liturgica di S. Isidoro.
Qui è situato uno dei numerosi massi erratici in granito provenienti dalla Val Masino o Val Bregaglia. Con i suoi 7 metri di altezza è una roccia di tipo intrusivo. Il masso è detto “ghiandone” perché composto principalmente da cristalli bianchi che somigliano a ghiande. Fu scoperto nel 1878 da Antonio Stoppani durante una delle sue numerose escursioni per studi geologici. Attraverso di esso Stoppani ipotizzò la teoria glaciologica che spiegava come per mezzo dei ghiacciai i massi vennero trasportati dalla Valtellina fino a qui.
Il luogo, panoramico e tranquillo, è di facile accesso e degne di nota sono le pareti rocciose alle spalle della chiesetta, dirupanti nel Lago di Como e i numerosi boschi a betulla. Dopo una sosta, riprendo il sentiero che mi condurrà fino in vetta (almeno, credevo!): inizialmente esso risale, con buona pendenza, la cresta assolata del Moregallo; quindi, di fronte ad un panettone roccioso, si sposta sull’altro versante nascondendomi la vista del lago. Su tracciato piuttosto ripido e molto faticoso, con fondo un poco scivoloso, salgo con numerosi tornantini passando dalla Bocchetta del Brenna m970 fino alla Bocchetta degli Orfani m1170, posta su di una bella cresta, da cui posso ammirare nuovamente il bellissimo panorama sul lago. La cima del Moregallo, visibile ora per la prima volta con la sua croce di vetta e la piccola statua della Madonnina m1276, dista, diciamo, ancora una “manciata di minuti”: ma c’è un piccolo problema! La spia delle mie energie comincia a segnare rosso (m870 in poco più di due ore si fanno sentire!) e…dovrei prima scendere alla bocchetta sottostante con sentiero ripido, scivoloso e senza protezioni, passare la forcella, quindi tornare a salire lungo l'ultima rampa erbosa. “Saper andare in montagna vuol dire anche saper rinunciare” (Saggio anonimo valdimagnino). Perciò…ritorno sui miei passi. La vetta sarà alla prossima con un altro sentiero: quello tradizionale!. Però…che rabbia: ho azzeccato la giornata, non…il sentiero!

























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