lunedì 18 ottobre 2021

 GALDI
& gli amici della UOEI
17 ottobre 2021

DISTANZA km9.200 - DISLIVELLO m650 in salita, m620 in discesa

 

Per farlo il buon Marcello ci porta alla stazione di Chiavenna. C’incamminiamo dal piazzale dei Crotti di Poiatengo: qui inizia il sentiero che, passando sotto un roccione strapiombante, ci porta verso i Crotti di Prosto, dove, seguendo la riva del fiume Mera arriviamo (in tempo per la messa?) alla bella chiesa della B. V. Assunta di Prosto, fondata nel 1605, una delle più importanti espressioni del Barocco in Valchiavenna. Una larga mulattiera scalinata ci porta a una grotta con la statua della Madonna, ottimo colpo d’occhio su Piuro. Proseguiamo sulla mulattiera che sale in una selva, seguendo il solco della Val Cavri e superando il piccolo corso d'acqua della valle su un ponticello in pietra. Siamo nella Riserva Naturale delle Marmitte dei Giganti e passiamo a lato di alcuni roccioni con incavi tondi levigati, contornati da alcuni pini silvestri. Incrociando il sentiero del Circuito delle Cave, si attraversa il ruscello della Val Cavrì e saliamo ripidi nel bosco. Dopo un’ubriacatura di svolte a sinistra e a destra, un ultimo tratto di salita ci fa uscire dal bosco a un ripiano di prati, dove incrociamo la pista della Traversata dei Monti m900, che giunge fin qui dai maggenghi a monte di Villa di Chiavenna. Attraversando una valletta, in leggera discesa, raggiungiamo Uschione m830. E’ uno splendido paesino di mezza montagna arroccato su un terrazzo, a monte del ripido versante montuoso di boschi e roccioni di serpentino e pietra ollare (la varietà di serpentino utilizzata per i lavecc, la cui produzione costituì, per secoli, un elemento importante dell’economia chiavennasca). Si tratta della più importante frazione di Chiavenna, costituita da diversi piccoli nuclei (Pighétti, Nesóssi e Zarucchi) raccolti intorno alla seicentesca chiesetta, e abitata, oggi, solo dalla primavera all’autunno, mentre un tempo costituiva una piccola vivace comunità contadina.
La popolazione di Uschione agli inizi dell’ottocento era così consistente, circa 300 abitanti, da giustificare, dal 1813, l’istituzione di una vice-parrocchia, dipendente da Chiavenna, che nel 1886 fu eretta a parrocchia. Nel 1986 tornò, in un certo senso, alle origini, e fu accorpata alla parrocchia di San Lorenzo di Chiavenna.
Pranzo, raccolta di castagne e visita al nucleo. Poco distante dal centro di questo splendido nucleo, isolata, su un modesto poggio, la chiesetta dedicata all’Ascensione, costruita nel 1609. Sul vicino campanile troviamo una targa, datata 1877, con un verso di Giovanni Bertacchi: ”Sonèe, campan vütem in del viagg, de vicenda in vicenda e d'ora in ora”. A valle della chiesetta un ripido versante boscoso, dal nome sinistro di “córt del démòni”; se consideriamo che a monte di Uschione si trovano stalle e ripidi prati denominati “mónt del diàol”, possiamo concludere che nell’immaginario contadino di un tempo la perenne lotta fra bene e male sembrava avere qui uno scenario privilegiato. Poco distante dalla chiesa, all’ombra di una selva pianeggiante, il “monümént”, monumento che commemora i caduti di Uschione nelle due guerre mondiali del novecento, con una scultura bronzea dello scultore Costantino Magni (1922). Poco distante il piccolo cimitero, chiamato “ségrée”, cioè sagrato, perché un tempo era collocato proprio sul sagrato della chiesetta. A Uschione vivevano permanentemente ancora negli anni cinquanta del secolo scorso dalle 200 alle 300 persone, con tanto di scuola elementare (alla quale i bambini, quando scendeva molta neve, venivano portati anche “a gigiola”, cioè sulle spalle, dai genitori, perché non avevano le scarpe da mettere). La gente doveva talora sobbarcarsi anche quotidianamente la fatica di scendere a Chiavenna e risalire. Fatiche d’altri tempi. La strada ha favorito il ripopolamento nei fine settimana e nel periodo estivo. Due le attività presenti: il Circul della Gioventù Uschionese (che ha sede nell’edificio della ex-scuola elementare) e il rifugio Uschione, aperto nel dicembre 2016 nell'edificio dell’ex canonica ristrutturata. Ma si parte! Non scherzano i capogita! Passiamo fra le case del paese e raggiungiamo la partenza della mulattiera che scende a Chiavenna. Nel primo tratto è un sentiero che scende lungo una fascia di prati, poi diventa una splendida mulattiera scalinata con i suoi 26790 gradini che scendono nel bosco, scanditi daincisioni sui sassi ogni 100 gradini. Passiamo così a fianco di un grosso masso aggettante di pietra ollare, chiamato “sàs che góta”, cioè sasso che gocciola. Passiamo presso una fontana ed una càva di pietra ollare. Più in basso giungiamo a una Cappelletta eretta nel 1864 (la capèla m550), nella quale è raffigurata una Madonna incoronata con Bambino: siamo a metà scalinata.
Usciamo alla parte alta dei prati del Belvedere m450, splendido poggio panoramico dal quale si gode un ottimo panorama su Chiavenna. La mulattiera prosegue fino alla baita dei Fagetti, accanto alla quale si trova la "stàla del pédóscìn". Si tratta, secondo la fantasia popolare, del Pedoscìn, protagonista di una leggenda che lo vuole, povero orfanello, cadere nelle mani malvagie di una zia e una nonna, due streghe della peggior specie, le quali lo imprigionano e cercano di ingrassarlo per poi cucinarselo come prelibata pietanza. Il bambino, però, è scaltro e riesce a scampare all’orribile sorte, uccidendo anche le due megere. Insomma, una versione chiavennasca della celebre favola di Hänsel e Gretel, una delle più famose dei fratelli Grimm. Scendiamo ancora: la mulattiera termina all'ingresso del Deserto (désèert), cioè della casa ostello dell’Istituto don Guanella, che sorge su un piccolo pianoro dove sorgeva l’osteria Deserto (di qui il nome), distrutta oltre ottant’anni fa. Passiamo accanto al Crotto Ombra (cròt ómbra) alle cui spalle incombe il "sas di can", uno scuro roccione strapiombante di pietra ollare. Siamo dunque alla località Pratogiano, la zona storica dei crotti, dove spiccano grandi ippocastani e platani, uno dei quali figura fra gli alberi monumentali della provincia di Sondrio. Si tratta di un platano alto 35 metri, con una circonferenza alla base di 6,40 metri. Visita alla bella Collegiata e al giardino botanico: poi si parte! Un interessante trekking d’impegno medio ma di sicura soddisfazione!

























































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