mercoledì 9 febbraio 2022

 GALDI & DINO
(il mio fratello gemello)
8 febbraio 2022
Arrivato ai Colli di San Fermo, è possibile parcheggiare vicino alla chiesetta, in prossimità del passo. E qui, la prima tentazione da evitare: il profumo di “stufa accesa” proveniente dalla vicina Antica Canva, famosa per la sua cucina casalinga a base di stufati, brasati e polenta taragna.
Risalendo, con una bella salita su strada asfaltata, si arriva al piazzale della cappella “Virgo Fidelis”, la patrona dell’Arma dei Carabinieri. Passando a lato del rifugio Val Piana e del suo laghetto, con pochi passi, si arriva alla Panchina Gigante di Grone. La “Big Bench” dei Colli di San Fermo è una panchina gigante gialla e bianca, colore che ricorda i narcisi, fiori simbolo dei Colli di San Fermo. In passato questo fiore rappresentava parte dell’economia: infatti, le donne e i bambini li coglievano per venderli ai turisti in visita. La panchina è posta vicino alla piattaforma “Belvedere” ai Colli di San Fermo, nella frazione di Grone, su una montagnetta visibile istantaneamente, in un punto strategico tra la Val Cavallina e il lago d’Iseo che offre una veduta mozzafiato sulla pianura.
E’ stata una sorpresa meravigliosa scoprire che ci sono due installazioni delle panchine giganti e non una come credevo. Due panchine che ci fanno tornare bambini e che ci fanno sorridere, dominano la val Cavallina, immerse tra prati (chissà che bello quando sono fioriti!) e sovrastate dal cielo azzurro.
La prima bianca e gialla si affaccia dalla piattaforma Belvedere dei Colli di San Fermo. La seconda, marrone e grigia, si affaccia sempre sulla Val Cavallina, a poche centinaia di metri, sulla croce del Monte Ballerino m1275. Permettono, da altezze diverse, una vista a 270 gradi sulla Val Cavallina e sui Colli di San Fermo.
Le due panchine sono simili ma non identiche. Mi sorge la domanda: fa parte anche questa del Big Bench Community Projet? Oppure è una di quelle Panchine Giganti installata in modo indipendente? A giudicare dal fatto che non è uguale all’altra, direi sì. E, infatti, la spiegazione si lega al ricordo delle vittime del COVID. E’ stata posata vicino alla croce, che dal 1920 (fu messa in ricordo dell’epidemia di Spagnola) e poi dal 1957, l’attuale in ferro e acciaio, accoglie gli escursionisti che vi transitano.
Tornando leggermente sui miei passi mi dirigo verso il Monte Gremalto m1323 per poi scendere sul Monte Foppa m1239. Passo dall’azienda agricola “Le Foppelle”, in località omonima m1230. L’azienda produce stracchini e formaggelle e continua la famosa tradizione del cosiddetto Masadùr!. Arrivato al Col di Caf m1246, con un breve tratto, si arriva al Colletto del Monte Torrezzo m1283 e al Monumento partigiano. Il ritorno prosegue, sempre in compagnia e sotto lo sguardo paterno del vicino Monte Bronzone e dell’imponente Monte Guglielmo, con un panorama aperto. Nessuna auto, nessun rumore di sottofondo. Solo il suono dei miei passi e il mio respiro leggero. Ci sono solo io. Nessuna parola di troppo, solo silenzio, cercando di limitare il mio disturbo in quest’universo d’infinita bellezza. Un itinerario molto bello: più che una escursione la chiamerei una bella passeggiata.

31 agosto 1944: la Battaglia di Fonteno e Monte Torrezzo.
Quel giorno le Brigate Nere fasciste e le SS tedesche avevano deciso di attaccare i partigiani della 53a Brigata Garibaldi sui Colli di San Fermo. All’alba le SS occupavano Fonteno prendendo in ostaggio numerosi civili inermi, che radunarono sulla piazza del paese. Poi presero a salire verso i Colli di San Fermo, mentre dall’altra parte della montagna, da Monasterolo, attaccavano i fascisti. Il comandante delle SS, maggiore Langer, ormai sicuro del successo, intimò la resa della 53a Brigata Garibaldi, pena la morte dei civili in ostaggio a Fonteno. Ma i partigiani con un’abile manovra, passando per i percorsi più impervi, scesero a Fonteno, immobilizzarono i tedeschi rimasti in paese e liberarono gli ostaggi. Risalirono poi alle spalle delle SS che si stavano dirigendo al Colletto, colpendone diverse e catturandone altre, compreso il maggiore Langer. Per avere salva la vita Langer ordinava la ritirata ai fascisti e alle sue SS, che furono rilasciate dai partigiani, senz’armi e senza mezzi e con l’impegno di non operare ritorsioni e rappresaglie sui civili di Fonteno. Impegno che dopo alcuni giorni fascisti e tedeschi avrebbero violato.


























Nessun commento:

Posta un commento