domenica 16 luglio 2023

 GALDI, semper 'n gir
15 luglio 2023

“Chi non è più in grado di trovare né stupore né sorpresa
è per così dire morto, i suoi occhi sono spenti” (A. Einstein)

Si parte in prossimità dell’arrivo degli ex impianti sciistici m1560, poco sopra il rifugio di Ca’ d’Arera, un edificio di color rosso che ben risalta col verde dei boschi di faggio sottostanti e dei pascoli limitrofi. Sono a Zambla Alta (località Plassa), ultimo borgo della Val Serina. Il sentiero, una salita diretta (da prendere tutta di un fiato come un bel cucchiaio di sciroppo molto amaro!) si snoda sui verdi e ancora fioriti pascoli erbosi restando sempre molto panoramico a tutto campo. Si giunge alla stazione superiore dell’ex seggiovia, dove è situato il rifugio Capanna 2000 in Pian Cansaccio m1960 sul versante sud del Pizzo d’Arera. Salgo il costone erboso e la via normale per il Pizzo d’Arera (ma questo lo lascio volentieri a voi!) e punto decisamente al sentiero che porta alla Val d’Arera, lungo il quale si snoda il “Sentiero dei fiori”. Oramai noto a tutti, non solo a chi s’interessa di flora alpina per il suo eccezionale valore botanico, costituisce anche per il “normale” escursionista una camminata di tutto rispetto, poco impegnativa (?) ma dallo sviluppo lungo e vario. Questo, immette nella ghiaiosa e selvaggia Val d’Arera, superando, con andamento pianeggiante, dei macereti che offrono interessanti fioriture (certo! mese che vai fioritura che trovi!). Superata con una lieve salita la Val d’Arera, il sentiero continua pianeggiante attraversando un pascolo e pervenendo al Passo di Gabbia m2070 e alla sua piccola croce di legno. Lasciamo stare le polemiche di questi ultimi tempi sulle croci in montagna… Si scollina rapidamente scendendo nella Conca del Mandrone dall’aspetto selvaggio, direi “lunare”. Toh! Guarda! La famosa Stella Alpina, così cara alla tradizione. Dopo un tratto in falso piano il sentiero riprende a salire seguendo alla base i rocciosi contrafforti della Corna Piana. Posto ideale per gli scalatori. Tracce della tempesta di alcuni giorni fa sono ancora presenti. M’inerpico fino all’omonima Bocchetta di Corna Piana m2076 per suonare la …campanella! La vista spazia (o dovrebbe!) sulla sottostante Val Vedra, la Conca del Branchino e sulla disagevole discesa sul ghiaione che conduce nelle vicinanze del Passo del Branchino. Mi dimenticavo: dal rifugio a qui è stato un continuo essere immerso nella nebbia con brevi tratti in cui il sole riusciva a tagliarla. Perciò ritorno sui miei passi (o fiori, dovrei dire) fino al rifugio. Solito puttanaio di gente…culinaria! Per il ritorno prendo la gippabile, più lunga ma più dolce con molti tratti in cemento, che scende zigzagando sull’altro versante. Mi fermo, strada facendo, per vedere la Cattedrale Vegetale poco sotto. Lasciamo stare… Conclusione: bella camminata, molto soddisfacente: nei giorni di nebbia, quando le nuvole decidono di fare l’amore con la montagna, le immagini cambiano, mutano, dandoti una scenografia irreale, da mondo delle favole. E oggi …altro che doppietta o tripletta!


































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