domenica 16 agosto 2020

 GALDI - 15 agosto 2020

Alberi: pilastri del Cielo, i cui fusti sorreggono la volta celeste impedendole di caderci in testa.

Nei territori rurali le piante sono sempre state fonti di ricchezza materiale: legna da ardere, lettiera per gli animali, travi per i tetti. Difficile che una pianta, anche appartenente a una specie longeva e capace di crescere molto, potesse diventare vecchia e raggiungere dimensioni ragguardevoli, monumentali appunto. Solo in particolari situazioni alcuni alberi fortunati venivano risparmiati, permettendo loro di campare più dei loro confratelli: se usati per riparare il bestiame dal sole, i meriggi dei pascoli alpini, o se cresciuti al bivio di due strade, come riferimento geografico, oppure al confine di due proprietà, come termine catastale. Per questo è così raro trovare alberi monumentali in bosco: attorno al Resegone, le innumerevoli aie carbonili che ancora si possono individuare all’interno delle faggete testimoniano l’intenso sfruttamento della risorsa legnosa operato dall’uomo per fare il carbone vegetale, destinato ad alimentare fucine e forni fusori lecchesi. Lungo il sentiero dei Grandi Alberi si incontrano piante, soprattutto faggi, di notevoli dimensioni proprio perché la maggior parte di esse erano meriggi.


Il sentiero ha la partenza e l’arrivo a Morterone m1085. Calcolando solo l’anello è lungo circa km7,2, con un dislivello di m300 in salita e altrettanti in discesa  e un tempo di percorrenza di h3.00 (5.30 con le varianti). La mia partenza e l’arrivo sono dal Passo del Palio m1363, che devo raggiungere da Brumano località Sbarra, perciò la descrizione degli alberi, per il mio senso di cammino, è sfalsata ma i numeri corrispondono alla locazione.

6. La Costa del Palio: 5 piante di faggio quota m1270 - 1280 diametro cm86 - 117. L’uomo, nei secoli passati, ha allargato le praterie per avere più erba da dare agli animali. Con l’abbandono di molte arre pascolive, il bosco tende a rioccupare il territorio “che era suo”.

7. La Val di Campècc: 4 piante di faggio quota tra m1230 -1250 diametro cm96 - 134. La valle costituiva un confine fisico per gli abitanti di Morterone: il limite tra le aree che non ricevono il sole d’inverno, abitate quindi solo dai Bergamini durante i mesi estivi, e quelle dove il sole riesce a scavalcare la Costa del Palio, consentendo quindi di risiedervi tutto l’anno. Un tempo isolate nel pascolo, oggi queste piante sono circondate dal bosco cresciuto negli ultimi cinquant’anni. I faggi cresciuti sempre in bosco hanno fusto liscio, senza rami fino in alto, mentre quelli cresciuti isolati presentano diramazioni fin dal basso.

8. Il Piano di Costa: 3 piante di faggio quota m1240 -1250 diametro cm89 - 137 e 1 di frassino diametro cm86. Le piante monumentali sono allineate a costituire un suggestivo filare; fra queste si trova il faggio più grande dell’intero percorso: cm137 di diametro. La località Piano di Costa, in posizione dominante, presenta alcuni edifici dai tipici tetti in pietra spioventi, purtroppo ormai mal ridotti. Accanto all’ultimo rudere si trova una curiosa coppia di frassini di dimensioni ragguardevoli. Dai frassini si ricavava la frasca, usata come foraggio per gli animali. In questi prati, oltre a cavalli, vacche e pecore, pascolano consistenti branchi di ungulati, soprattutto camosci, che si giovano del divieto di caccia.

1. La Costa Baita. 4 esemplari di faggio quota m1100 -1120 diametro circa cm100 ciascuno e altezza di m26-28. Lungo l’agro-silvo-pastorale per Frasnida si trovano alcuni faggi monumentali: “corrono” lungo l’antica mulattiera per Morterone, caratterizzata da una magnifica scalinata in pietra che risale il versante. La zona è chiamata Costa Baita perché vi si trovava un grande edificio rurale (Baita), di cui oggi restano i ruderi.

2. Le piante di Frasnida. Il nome di Frasnida indica la presenza di frassini nella zona. Una breve deviazione a Frasnida bassa consente di visitare la frazione più caratteristica di Morterone, che ha conservato ancora gli edifici rurali dal tipico tetto spiovente in pietra, alcuni con ballatoio esterno in legno, e i fienili dal caratteristico portale a “T”. Un tempo tali edifici erano più numerosi: la frazione aveva una macelleria, stalle, e una fabbrica artigianale di utensili in ferro.  1 coppia di faggi gemelli diametro cm100/altezza m22,  una betulla diametro cm60/altezza m20 e un frassino diametro cm90/altezza m24, a una quota tra m1103 e m1.140 (m1150 verso lo Zucchero). Questo tratto di percorso è particolarmente ricco di edifici rustici. Sparsi nel bosco e lungo il sentiero si trovano i ruderi di baite, fienili e portici, un tempo adibiti a ricovero del bestiame.

3. Il Poncione.  Acero campestre (ceppaia con il pollone più grosso di cm40 e 3 piante di faggio diametro cm112 -cm134 (due fusti saldati) quota m1190 -1220. Il nome indica il promontorio, luogo elevato. La presenza dell’acero, una pianta amante del caldo ad una quota così elevata è piuttosto eccezionale. La lunga dorsale della Costa del Palio, costituita da roccia calcarea stratificata, è povera di acque superficiali: l’unica possibilità di approvvigionamento idrico è rappresentata da alcune sorgenti, situate in piccoli impluvi. L’uomo in passato le ha sfruttate costruendovi vasche: Funtanì dol Merlo, Funtanì Grand, Funtanì dol Zòcher, si possono osservare lungo il percorso.

4. La Garibolda. 20 piante di faggio diametro attorno a cm100 quota m 1230 - m1260. E’ la zona più ricca di faggi di grandi dimensioni di tutto il percorso. Alcuni hanno forma decisamente insolita, frutto di potature o di particolari situazioni di crescita (su muretti o rocce), con radici molto estese. Anche in quest’area si riconoscono alcune aie carbonili (pojàt) segno del passato sfruttamento del bosco a scopi energetici.

5. Cül Volt. 5 piante di faggio diametro cm90 -130 quota m1270 -1280. Il nome Cül Volt indica l’alto promontorio che scende dalla Costa del Palio verso il canyon della Remola, il torrente che scende da Morterone. Il tratto superiore del sentiero corre lungo il crinale, dal quale emergono questi faggi, forse i più maestosi dell’intero percorso perché posti sulla sommità.

 









































Due altre “Memorie di legno” sono posizionati:

poco sopra Brumano si trova il Foo grant, uno dei faggi più belli di Lombardia: Si trova sull’antica mulattiera che transita per il Valico della Passata lungo quel percorso storico, dove generazioni  di donne sono passate per portare le uova al mercato di Lecco e di uomini scesi a lavorare nelle fabbriche;

lungo la strada di collegamento tra Brumano e Morterone si trova un altro faggio monumentale, detto Foo del Büs perché cresciuto in una vallecola.

 

Una visita particolare, da fare solo per lui, è il Foo di Valmana.  Faggio del diametro di cm130 a una quota di m1295. Il Foo di Valmana si presenta molto ramoso in quanto un tempo cresceva isolato in mezzo al grande pascolo che occupava tutta la pendice sopra la località Selvano. La pianta si trova in prossimità della scalögia, barra rocciosa che segna il confine del comune di Morterone (Provincia di Lecco). Sul crinale, in mancanza di vallecole, per approvvigionarsi d’acqua gli allevatori realizzarono le cosiddette bolle, dette localmente laàcc’ (lavaggi). Sono laghetti dal fondo impermeabile che raccolgono le acque piovane e consentono di abbeverare il bestiame per l’intera stagione estiva.  Come quella detta Laghìtt, poco sopra il faggio. Sull’alpeggio però si mantiene la più grande della zona: la Bolla di Valmana. 

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