venerdì 18 settembre 2020

 17 settembre 2020

Il 22 settembre 2018 è stato inaugurato a Campo Tartano il “Ponte nel Cielo” che, con i suoi 140 metri d’altezza, è il ponte tibetano più alto d’Europa, sospeso sopra la forra terminale della Val Tartano, che ospita la diga Colombera. Il manufatto, lungo 234 metri, unisce il nucleo di Campo Tartano m1034, poco sotto la chiesa di S. Agostino, al maneggio del Frasnino m1038, sul lato opposto della valle. È costituito da 4 grandi funi a sostegno di un impalcato in grigliato metallico, con camminamento largo un metro costituito da 700 assi di larice dei boschi della Val Tartano.


Portiamoci all'imbocco del Ponte nel Cielo m1038. Posto piede sul ponte, si tratta di superare i primi secondi di timore del vuoto e, procedendo con calma e con qualche sosta, gustare scenari ed emozioni. Alla nostra destra, oltre la profonda forra del Tartano, la bassa Valtellina termina al limite settentrionale del Lago di Como, incorniciato, sul lato sinistro, dal caratteristico corno del Monte Legnone. Alla nostra sinistra il profondo solco della Val Tartano ed il largo dosso in corrispondenza del quale la valle si biforca in Val Lunga e Val Corta. Davanti a noi le ripide falde boscose che scendono dal Pizzo della Pruna mentre alle nostra spalle, a destra di Campo Tartano e del tondeggiante Culmine di Campo con la caratteristica croce, un breve spaccato del gruppo del Masino, con la Cima degli Alli, la Cima Vicima ed il Pizzo della Remoluzza. Alla loro destra ed alle spalle della cresta del Sasso Arso e dei Corni Bruciati, occhieggia la cresta del Monte Disgrazia m 3678, signore del versante retico. Sotto di noi, la Diga di Colombera. Praticamente…una meraviglia! Torniamo dal cielo alla terra in corrispondenza del maggengo di Frasnino m1060 (Frasnìi). Poco distante il bivacco Frasnino, più in alto, a ridosso di un roccione, un capanno in legno per il birdwatching. Entriamo subito in una fresca ed ombrosa pecceta e un grande fungo in legno ci ricorda una delle pratiche più amate in valle. Restiamo sul sentiero 163 che traversa al maggengo Fopp: ci appare uno spaccato ampio della Val Vicima. Superata una fontanella in legno, raggiungiamo un primo punto panoramico: alle nostre spalle lo sguardo raggiunge il Gruppo del Masino, che si eleva alle spalle del Culmine di Campo e mostra, da sinistra, il Pizzo Badile, il Pizzo Cengalo, i Pizzi del Ferro e la Cima di Zocca, prima che la costiera Remoluzza-Arcanzo nasconda alla vista le altre sue più famose cime. Sul lato destro, infine, il Monte Disgrazia mostra ora una porzione un po’ più grande. Rientrati nella pecceta, riprendiamo a salire, fino al primo dei ponti del sentiero, un ponticello in legno su una ripida valletta, il Punt d’il Pelandi. Più in alto vediamo le Baite del Postareccio m1370 (Pustarèsc’). Rientrati nel bosco, attraversiamo l’aspro vallone della Valle del Bugno (Val dul Bögn) e, in breve, usciamo ai prati delle Foppe m1368 (Fopp), buon punto panoramico. Vediamo, in basso, il nuovo Ponte di Vicima, per il quale passeremo, e la Val Vicima e il ripido solco della Valle del Castino, coronato in alto dal Pizzo Torrenzuolo; alle nostre spalle di nuovo il Gruppo del Masino, cui si aggiungono le più alte cime della Costiera dei Cech. Dopo pochi tornanti in pecceta, poco oltre siamo alla località della Corna (Barciòk), dove una bella sorgente viene incanalata in un tronco scavato. Un cartello indica l’“Aqua déla Ram”, una particolare acqua ferruginosa cui si attribuivano particolari qualità terapeutiche. Inizia ora la parte più avventurosa della discesa, perché il sentiero si fa più ripido, anche se la sua sede è sempre larga. Rientrati nel bosco scendiamo al Ponte della Corna m1030 ("punt de la còrna") gettato sul torrente Tartano, in fondo alla valle: sembra poggiare su un roccione che sporge dal fianco della valle, una “corna”, appunto. E’ in legno, sostenuto da spesse funi in acciaio. Una ventina di metri più in basso scorre il torrente Tartano, che indugia in un ripiano prima di precipitare in un gola. Il suo alito freddo sale ad afferrarci. Qui davvero sembra di essere agli inferi, soprattutto quando la luce del sole non lo raggiunge. Dal cielo agli inferi! La tentazione di andarsene in fretta è forte, ma qualche attimo per lasciarsi prendere dalla natura potentemente selvaggia del luogo possiamo pur indugiare. Saliamo seguendo l’antica mulattiera della Galleria e del Vecchio Ponte della Val Vicima: s’intravvede la forra paurosa della bassa valle omonima. Il ritorno è nient’affatto monotono, costellato di scorci panoramici suggestivi. Niente più cielo, niente più inferi, qui abbiamo a che fare con la storia: nel 1966 l’intervento del celebre Ministro della Repubblica valtellinese Vanoni, che volle questo ponte per superare il plurisecolare isolamento di Tartano rispetto alla Valtellina. Proseguiamo passando dalla stradina della frazione Cosaggio. Il colpo d’occhio si fa davvero interessante: rivediamo Campo Tartano ed alle sue spalle il Gruppo del Masino è sostituito dalla testata della Valle Spluga, a destra del versante orientale della Costiera dei Cech. Poco più avanti rivediamo il Ponte del Cielo, e possiamo apprezzare lo sperone roccioso sul quale poggia Frasnino. Poco oltre passiamo dalle belle baite della contrada Furfulera, che precede il quinto ed ultimo ponte dell’anello, il Punt de la Pisaferia. Siamo ormai in vista di Campo Tartano. Giungiamo in vista della splendida sella erbosa che costituisce il culmine della Val Fabiolo, scavata da un ramo del ghiacciaio che nel quaternario modellò la Val Tartano. Qui fu costretto a dividersi in due lingue, perché il colle del Culmine di Campo, costituito da durissime rocce, non si lasciò spianare. Oltre la sella, riecco, sulla sinistra, i Pizzi del Ferro. Torniamo a Campo Tartano concludendo questo stupendo anello escursionistico, fra terra, cielo, inferi e storia.



































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