mercoledì 2 settembre 2020

 GALDI - 1 settembre 2020

Domenica: acqua e grandine… lunedì: nuvoloso… martedì: serenissimo… la giornata è davvero “terza”, quindi si parte per la Franciacorta e il lago d’Iseo. Raggiungo la Panchina Gigantee e la Punta dell’Orto, che sovrasta con il suo profilo gli abitati di Iseo e Pilzone. Si tratta di un’elevazione nel complesso modesta eppure il panorama di vetta è incomparabile grazie alla posizione dominante su gran parte del Lago d’Iseo. Si può contare su una vista che raggiunge senza difficoltà le Alpi Orobie... soprattutto con una giornata così!!

Parcheggio presso il cimitero di Pilzone m195 e parto dalla Piazza Largo Caduti del Mare. Imbocco via Silano e m’inoltro nelle viuzze del paese seguendola sino al suo termine, quindi sulla stradina che sale in direzione di San Fermo. Poco oltre si passa su mulattiera con il fondo che diviene acciottolato e molto sconnesso con percorso piuttosto ripido e faticoso. Il sentiero ascende nella boscaglia tra rari scorci tra la vegetazione in direzione del lago. Guadagno infine, in marcata pendenza, l’ampia radura prativa ove è posto l’Eremo di San Fermo m489. Da rilevare, al limite del prato, la torre campanaria presso la quale posso godere del primo grandioso panorama dell’ascensione. Nello specifico godo di uno splendido scorcio sul Monte Isola, massima isola lacustre italiana, oltre al modesto isolotto di San Paolo. Ancora pochi passi e scorgo la panchina gigante accanto a un tricolore sventolante. La mascella mi si apre in modo stupefacente. La vista è a dir poco meravigliosa: si estende dal basso lago, con le Torbiere del Sebino, fino a Montisola dove si scorgono il Santuario e il Castello. Si vede dall’alto la sponda bergamasca e in fondo le cime della Valcamonica. La grande calotta del Monte Guglielmo domina e appiattisce tutte le vette circostanti.















Riprendo il mio percorso con il cartello indicante la Punta dell’Orto. Transito da due modeste case in cemento ancora una volta con buon scorcio verso il lago. Subito oltre siamo nella densa boscaglia, sempre in salita a tratti marcata, affrontando qualche balza rocciosa un po’ più erta ma mai difficile. L’ascensione conduce ad un marcato quadrivio: ancora una volta non ho difficoltà d’orientamento, la chiara segnaletica indica il proseguo davanti a me senza cambiare direzione. La pendenza resta forte ed in pratica caratterizza l’intera ascensione senza concedere mai tregua. In ultimo siamo al soprastante crinale dove a sorpresa guadagno un’ampia strada sterrata che seguo. Il bosco lascia spazio ad uno scorcio in direzione dell’estremità meridionale del Lago d’Iseo nonché sulla non distante Pianura Padana. Mantenendo la sterrata procedo tra capanni e postazioni di caccia. Tra le frasche posso intravedere il cocuzzolo sommitale della Punta dell’Orto m1001, ormai non distante e solo in apparenza boscato fino sulla sommità. In coincidenza di un’ultima postazione di caccia la vista si fa avvincente in direzione delle non distanti Torbiere del Sebino, una zona acquitrinosa oggi riserva naturale grazie alla presenza di una preziosa flora e fauna. Sono alla frazione finale: la pendenza è la massima dell’intero percorso. In faticosissima ma breve salita guadagno il caratteristico prato posto proprio in coincidenza della vetta. 
La natura ha gentilmente concesso, sulla cima, il più grandioso dei panorami trattandosi dell’unico punto della salita del tutto libero dall’alberatura. Il Lago d'Iseo, in particolare, si rivela anche nel suo tratto settentrionale, e la particolare angolazione fa sì che il Monte Corna Trentapassi sia allineato con il più distante massiccio della Presolana, già nelle Alpi Orobie. La sponda occidentale del Lago d’Iseo appare sovrastata dalla grande piramide del Monte Bronzone e dalla più modesta Punta Alta mentre notiamo a distanza il paese di Vigolo. Volgendo lo sguardo si osservano i lontani paesi di Sarnico e Paratico all’estremità inferiore del lago. Si ripete la vista nelle più immediate vicinanze delle Torbiere del Sebino e del Monte Isola, nonché sull’immensa e nitida calotta sommitale del Monte Guglielmo. Il ritorno è a ritroso, sullo stesso percorso dell’andata, con una seconda fermata alla Panchina Gigante.
















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