venerdì 3 dicembre 2021

 EDO & GALDI - 2 dicembre 2021

I colli di Bergamo sono come un merletto verde attorno alla città antica. Si presentano con una lieve sequenza ondulata, come una ruga al termine della pianura, con case e ville, punteggiata da pini e cipressi. L’inconfondibile profilo di Bergamo spicca sull’ultimo lembo di destra, dove si con­clude la conca dentro la quale si stende la città moderna. Sui due versanti si aprono vallette ricche di verde con cascinali e chiesette. Le ville signorili s’inseriscono in vigneti e orti, pendii tagliati a gradoni, cipressi, viottoli e scalette, muretti costruiti a secco e con archi.

DISTANZA km15,700 - DISLIVELLO m470 sia in salita che in discesa

Parto, ma potrei tranquillamente dire ri-parto…tantissime sono oramai le volte che…ma cosa volete che vi dica! Mi sento responsabile di aver portato i primi segni della presenza umana su questa parte del territorio bergamasco! Oggi si cammina, prevedendo un bel e lungo giretto, partendo dal Santuario della Madonna della Castagna. Prima di arrivare alla località Fontana, si prende la ciclopedonale che, zigzagando tra prati e terreni agricoli della Piana di Valbrembo, ci farà costeggiare la Scuderia del Parco. Andando per di la ma ogni tanto girando per di qua, “tagliamo fuori” il centro di Mozzo ritrovandoci sulla salitella, con le edicole della Via Crucis e la Cappella Votiva finale, che porta verso località Berba, vecchia villa signorile, alla ricerca di una “anziana” quercia di oltre 300 anni. Entrando in un bel bosco di castagni, riprendiamo il sentiero e arriviamo sul Monte Gussa m390 con la croce metallica costruita dagli scout nel 1950 e ricostruita dagli alpini di Mozzo nel 1981. Le tre cime dei colli, colle Bagnada m389 (o, appunto, monte Gussa), Colle dei Gobbi m 309 e Colle Lochis m 287, erano anticamente la linea fortificata avanzata a difesa della città. Senza altre parole, lasciando stare il passato altrimenti oggi non ritorniamo più a casa, scendiamo, passando da Villa Bagnada m330 e dal suo “terrazzo” (panorama sulla città), alla Sella di Madonna del Bosco, il valico che collega la conca di Astino con quella di Sombreno. In basso l’omonima chiesa costruita nel 1762 abbattendo una primitiva cappella del 1615. Un sentiero, che ridiscende dolcemente, noto come dell’Allegrezza ci porterà, attraverso l’omonimo bosco, a pochi passi dal Monastero di Astino. È un sentiero dal tracciato molto semplice, in una delle ultime riserve di quercete ad alto fusto. In breve raggiungiamo i ruderi del Castello dell’Allegrezza m280, nel medioevo presidio fortificato di proprietà della potentissima famiglia Suardi. Esaurita la funzione originaria, il complesso fu adattato a cascina e abbandonato alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso. Un veloce sguardo ad Astino, dove i padri Vallombrosani avevano cominciato sin dal 1100 a dissodare i terreni trasformando il luogo con sapienti lavori d’irrigazione e terrazzando i declivi così da poterli coltivare a fondo. La zona di Astino conserva ancora un articolato sistema di torri, “castelli” e cascine turrite. Ottimo il panorama sul complesso di Astino e sui terrazzamenti che caratterizzano questo settore della valletta. Passando dall’accesso del nuovo Orto Botanico, si sale al borgo del Lavanderio il cui nome deriva dal lavatoio ancora presente e, al Colle di San Sebastiano. Dalla sua omonima chiesetta m409 saliamo per raggiungere il nostro pranzetto, al Ristorante degli Alpini m443. Nel piazzale accanto, Colle dei Roccoli, sotto un tricolore sempre sventolante, sono esposti mezzi militari e cimeli bellici raccolti a partire dagli anni Sessanta. Si prosegue, bei pimpanti e satolli, verso una villa con un’enorme torre ben visibile dalla piana bergamasca e, superando un vecchio appostamento per la caccia noto come “la migola bresciana”, si scende sul crinale fino a raggiungere la località Colle Roccolone m359. Un ricordo quando primeggiava la caccia col roccolo: strumento oggi bandito e vituperato, ma per secoli caratteristico della terra bergamasca e dei suoi abitanti. Un tempo era l’unica “soluzione” che consentiva di aggiungere nel piatto, dove prevaleva la polenta, la saporita carne degli uccelli di passo. Passando per un bosco di castagni, dal fondo della valletta, il sentiero risale sui versanti collinari e, in falsopiano, consente di raggiungere il piazzale del Santuario di Sombreno dove sostiamo per visitare la cappella e per ammirare il bel panorama che spazia sull’Albenza-Roncola-Linzone, sul corso del fiume Brembo e sulla pianura. Il Colle di Sombreno m337 (etimologicamente sopra la valle Breno) è in una posizione dominante sulle zone circostanti. Tale posizione era utilizzata in epoca medievale a scopi difensivi mediante un castello, di cui è ancora presente una torre. Il suddetto castello, situato alla sommità del colle, fu sostituito dal Santuario di Sombreno eretto verso la fine del 1400. Nelle immediate vicinanze ha inizio, ben visibile, la via gradinata a ripiani selciati che porta, incontrando cappelle votive e un torrione, parte delle fortificazioni interessanti il castello, davanti alla fattoria e alla bella villa dei Conti Agliardi. Due-tre passi ancora e siamo al posteggio.






































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