sabato 11 dicembre 2021

 IL PRESEPE DEI LAVANDAI - Paladina 2021


Nel pensare il presepe, gli amici del lavatoio hanno voluto che il visitatore non sia solo semplice spettatore, ma che si senta dentro la rappresentazione. Infatti passeggiando per il presepe ci si trova a dover guardare in ogni direzione. Se poi, il visitatore si sente osservato…bene… vuol dire che sono riusciti nel lor intento.

La parte superiore del paese di Paladina si trova su una balza a circa m40 sopra il livello del fiume; la parte bassa, denominata Ghiaie, si trova ad un livello prossimo a quello del fiume. Fino alla seconda metà del 1700 la frazione delle Ghiaie era conosciuta per i due mulini che venivano alimentati dall’acqua della roggia Benaglia che nasceva dal Brembo e che correva parallelamente ad esso per circa km2.
E’ in questa zona, ricca d’acqua e poco produttiva per l’agricoltura a causa del terreno ghiaioso, che nella seconda metà del 1700 alcune famiglie, per potersi garantire un sostentamento, intrapresero il mestiere del lavandaio/a. Nel 1894 il gruppo industriale tessile svizzero Legler Hefti e C., avendo la necessità di produrre energia elettrica per lo stabilimento di Ponte San Pietro, costruì sul letto di questa roggia l’attuale canale, dando la possibilità ai lavandai, dietro stipula di una concessione, di sfruttarne l’acqua. Negli anni trenta i lavandai si fecero conoscere sempre più nella vicina città di Bergamo, ma già negli anni cinquanta del secolo scorso, con il boom economico italiano, si affacciano sul mercato le lavatrici e incominciò il declino dei lavandai. Gli strumenti di lavoro che si trovavano nelle antiche lavanderie dette laandère erano principalmente quattro. La pietra, era solitamente una lastra di arenaria cavata nelle vicinanze, appoggiata davanti alla buca e veniva usata come piano per la battitura della biancheria. La buca, permetteva al lavandaio, una volta entrato, di battere la biancheria, sulla pietra e sciacquarla nell’acqua corrente che gli passava accanto. La vasca, solitamente era situata vicino alla caldaia e serviva per mettere in ammollo la biancheria con la lisciva. La caldaia, era l’elemento più importante perché serviva per produrre la lisciva, l’unico detergente che si conoscesse al tempo; aveva una forma circolare costruita in materiale refrattario, del diametro di circa 100/120cm. ed era suddivisa in due parti. Nella parte più bassa si trovava il braciere, alimentato con i trucioli della lavorazione del legno, nella parte superiore c’era il contenitore in rame dove veniva scaldata l’acqua e successivamente sciolta la lisciva. La settimana lavorativa iniziava il lunedì con la raccolta e la consegna della biancheria presso i clienti “dette poste”. Caricavano la biancheria pulita, con l’ausilio dei carrettieri, sul carro e tutti insieme partivano verso la città. Gli anziani ancora oggi ricordano le lunghe file di carri che percorrevano le strade cantando in allegria, anche perché questo era il giorno in cui raccoglievano i frutti del lavoro svolto la settimana precedente. I clienti provenivano dalle più svariate categorie: famiglie benestanti, conventi, caserme, carceri, tutto era buono per racimolare qualche soldo. Dal martedì si iniziava con la segnatura dei panni (ogni cliente aveva un suo segno distintivo di riconoscimento), a seguire la suddivisione della biancheria chiara da quella scura per proseguire con il lavaggio, l’ammollo, la battitura, il risciacquo, la stenditura ed infine la ripiegatura e l’insacco. Il lavoro del lavandaio era molto faticosa e usurante; infatti, oltre al dover stare sempre a contatto con l’acqua per tutto l’arco dell’anno, con ogni tempo e con il rischio di essere contagiato dal contatto con la biancheria sporca. A ciò si aggiunga che l’acqua potabile alle Ghiaie arrivò solo nel 1927. Infatti con l’epidemia di colera scoppiata il 16 Agosto del 1884, arrivò il primo decesso, quello della lavandaia Benaglia Melania, e durante tutta la durata dell’epidemia i lavandai infettati furono 20 dei quali 11 perirono.
ll presepe dei lavandai viene allestito ogni anno dagli amici del lavatoio delle Ghiaie di Paladina, con l’intento di celebrare non solo il mistero della nascita di Gesù ma anche per ricordare i lavandai, che in questi luoghi hanno fatto la storia. Il presepe, realizzato in grandezza naturale si suddivide in tre parti: la prima nel prato di fronte al lavatoio dove sono state ambientate le scene della natività, della stenditura del bucato e dei pastori. La seconda nel lavatoio dove è sono state riprodotte le fasi del lavaggio della biancheria, con annesso locale caldaia. Nella terza è stata sfruttata una delle più antiche case del luogo (anni scorsi) per riprodurre la locanda.































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