mercoledì 17 agosto 2022

 GALDI - 16 agosto 2022


Il minuscolo e grazioso laghetto di Artesso m1191 (Sueglio/Lecco) sembra emerso da una fiaba. Ricavato per abbeverare i numerosi capi di bestiame che qui monticavano, oggi, per via della siccità è quasi scomparso e da l’apparenza di povertà, ma basterebbe una scintilla (in questo caso un bel temporale!) perché riesploda nella sua bellezza originale. Intorno, una fresca e ombrosa pineta lo circonda dove, sull’erba, posteggio. A pochi passi i resti di postazioni blindate per mortai: sono rimasti solo gli agglomerati di cemento, …ma la storia non si può cancellare. Imbocco la mulattiera che risale il pendio antistante. Arrivo ben presto sul dosso, dove sorge il vecchio Roccolo di Artesso m1238. L’invenzione del roccolo risale alla fine del secolo XVI, nell’alta Val Brembana, da alcuni monaci che, per sopperire alla fame delle popolazioni locali, persarono di catturare con reti i numerosi uccelli che transitavano lungo le loro rotte di migrazione. Questo roccolo esisteva già alla fine del XVIII secolo e, rimasto in funzione fino al 1990, oggi è testimonianza storica e stazione d’inanellamento a scopo scientifico per lo studio delle migrazioni. Ma…tirèmm inànz… Con alcuni tornanti si perviene al rifugio privato Bellano m1300. Continuando la salita, lungo il sentiero che prosegue dal rifugio, si trovano altre trincee molto ben conservate che corrono a valle del tracciato. Le opere difensive erano costituite da osservatori con funzione sia di vedetta sia di calcolo per dirigere il tiro delle artiglierie. Vi erano le postazioni che ospitavano grossi calibri di artiglieria e, accanto c'erano gli appostamenti con i nidi di mitragliatrici e di mortai e le postazioni per i fucilieri. Tutto il sistema era poi collegato da trincee e camminamenti, oltre che da gallerie: il personale militare era, quindi in grado di muoversi al coperto e protetto. A monte del sentiero si trovano alcuni ricoveri scavati nella roccia. Con belle vedute sul fondovalle il sentiero boschivo conduce agevolmente e, con poca fatica, all'ampia sella dei Roccoli Lorla m1463 (Val Varrone). I Roccoli Lorla erano una stazione di uccellagione della facoltosa famiglia Lorla e furono acquistati, in seguito, dal CAI nel 1888 che ne fece il bel rifugio di adesso. Dal laghetto una bella vista verso il Legnone. Il "puttanaio" di gente arriva fin qui in macchina. Seguo l’ampia ex strada militare che in leggera salita, tra boschi di conifere e radure di mirtilli e rododendri, raggiunge un bel balcone panoramico sul ramo del Lago di Lecco. Il panorama è “infinito”. Con piacevolissima camminata fra larici e abeti, il tracciato guadagna quota e, con alcuni tornanti, termina nei pressi della chiesetta di San Sfirio. Il Santo appartiene al gruppo dei cosiddetti "sette fratelli" la cui leggenda si ritrova in diverse versioni e in molte località alpine. Tutte le storie hanno, però, in comune il fatto che questi fratelli scelsero di vivere in eremitaggio, ma in località visibili fra loro; e per comunicare reciprocamente il loro stato di salute usavano far segnalazioni fra loro con grandi fuochi. Il nome dei "sette fratelli" varia da zona a zona. E' il caso del nostro Sfirio che, a seconda delle versioni, fu fratello di Amato, Fedele, Margherita, Eufemia, Ulderico, Miro, Rocco, Gottardo, Bernardino, Eusebio, Iorio (Giorgio), Gerolamo, Grato, Calimero, Defendente. Basta ancora poco e arrivo all’osservatorio e alla postazione, fondamentale e dominante baluardo di artiglieria. Con pochi passi, per facile e aperto crinale, sono in vetta al Monte Legnoncino m1714 ove ora sono posti una croce di ferro, una Madonnina e un antico cippo su cui sono scolpite scritte oramai illeggibili. Il panorama? Non chiedetemelo: non ho parole per esprimere la meraviglia che c’è nei mei occhi (che si sono allargati di 240°…di più non riesco!).





























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