lunedì 22 agosto 2022

 GALDI - 21 agosto 2022

In bergamasca vi erano (e vi sono ancora in parte conservate) due grandi e antiche vie di comunicazione: la medioevale Mercatorum, che collegava le valli Seriana e Brembana con i Grigioni, e la Priula, costruita dai veneti alla fine del cinquecento per commerciare con Coira. Un terzo tracciato, meno considerato, si dipartiva dalla Priula stessa all’altezza dei “Ponti” di Sedrina”, proseguiva per Brembilla, Gerosa e la forcella di Bura; scendeva quindi da Peghera al “Ponte dei Senesi”, raggiungeva risalendo Olda, Sottochiesa e Pizzino, attraversava la solitaria valle Asinina, s’inerpicava al Passo Baciamorti e da qui, scendendo, intercettava la Valle Stabina (Valtorta).

Oggi vado in Val Taleggio, la Svizzera italiana, precisamente a Peghera m830. Due i punti, tra loro opposti, in cui vorrei “picchiare il naso”: il Ponte dei Senesi e Piazzoli. Sotto la chiesa di San Giacomo, l’antica mulattiera scende in forte pendenza verso il “Ponte dei Senesi”, posto alla confluenza della Valle Sfrino con il torrente Enna. Un “uccellino” mi ha detto che troverò una bella …sorpresa!. Un maxi Pinocchio alto cinque metri, tutto in legno…. come deve essere il burattino!. E’ stato realizzato dallo scultore, originario di Taleggio, Pietro Arnoldi. È fisso, e con lui ci sono altre grandi figure (una piovra, un bruco, due donne). Qui, infatti, sta per essere allestito un parco di sculture di legno che sarà arricchito di anno in anno. Scendo sul luogo (o ponte) del delitto (anni fa una scaramuccia tra i Guelfi e i Ghibellini) e trovo diverse radure presidiate da baite purtroppo in rovina. Il Ponte dei Senesi, un tempo in pietra e a “schiena di mulo”, è stato distrutto da due storiche piene nel ‘54 e nell’87 e ora la struttura originaria è stata sostituita da un “anonimo” manufatto in cemento armato. Il ponte costituì per secoli l’unico importante punto di congiunzione tra le due sponde dell’Enna. Lo costruirono i Senesi, uno dei rami della famiglia Offredi, che ne riscuotevano il pedaggio. I Senesi impiantarono nei pressi del ponte un mulino e un’osteria, una segheria ad acqua e un edifico abitato da monaci ancora verso gli anni cinquanta. Nei secoli scorsi due volte la settimana una carovana di muli partiva da Taleggio e percorreva questa cavalcatoria verso Bergamo per portarvi carbone di legna, latticini, lane,… Mi dirigo, risalendo, verso Lavinia m665 (chiesetta del 1428 dedicata all’Annunciazione di Maria Vergine e a S. Vincenzo Levita; fontana pubblica caratterizzata da una struttura cubica con due fonti: una per l’abbeveraggio delle mucche e l’altra per l’approvvigionamento di acqua potabile e per lavatoio) e, poco oltre il Ponte della Lavina, mi avvio sulla ben segnalata sterrata. Raggiungo, in pachi passi, i prati di Roncalli con le sue poche case, ormai ruderi, e la bella Cappelletta con affrescata una Madonna col Bambino (firmata Baggi ’92). Rientro nel bosco, passando in una pineta di abeti, dove, dopo un breve tratto in falsopiano, la sterrata prende a salire in decisa pendenza (località Teggia) e, dopo uno strappo più deciso, mi si presenta una ristrutturata Tribulina, dove l’affresco raffigura la sagoma della Madonna e San Giuseppe. Proseguendo, la sterrata sale con ritmata regolarità nei tratti con fondo pietroso e con ripida pendenza nei tratti con fondo cementato (la classica salita che ti “porta in paradiso”). Ora la salita diviene gradevole e in breve il bosco, dopo un ben tenuto roccolo, lascia spazio a un vasto pratone panoramico, costellato di baitelle e da maestosi ciliegi (devo assolutamente ritornare il prossimo anno quando i ciliegi sono in fiore: penso che offrano un panorama spettacolare). Sono salito all’angolo di paradiso di Piazzoli m1183. Bello lasciare la sterrata per camminare liberamente nei prati. Certo…se si chiamava Alpe Piazzoli…!). Non immaginavo che le alture sopra Peghera fossero così belle: che spettacolo di posti e di panorami..!! E alcuni prati sono belli fioriti di Crocus viola, o più semplicemente zafferano selvatico. Proseguo fino al paletto che m’indica la direzione per i Canti: proseguo per uno bello strappo finchè non riesco a vedere il Passo del Grassello e il Monte Zucco con la sua croce di ferro (la Madonnina dei Canti è nascosta da boschi ma, dall’altra parte, …c’è la mia valle!). Per il ritorno a valle, scendo passando per molte località (Piazza Grande, Sigìol, Bandolera, Prato,…) seguendo le indicazioni “Sentiero della Cultura Casearia”, molto rustico e nervosetto. Che bella sorpresa questo giretto, non pensavo.....km16,800 - dislivello in salita m935, altrettanti in discesa.























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