martedì 23 giugno 2015

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LA CASSA DA MORTO DEL DIAVOLO
Valle Brembana

La notte era oscura e tormentata da un tremendo temporale: tuoni sinistri seguivano lampi abbaglianti, la pioggia mista a grandine scendeva a dirotto sommergendo ogni cosa, il vento impetuoso piegava gli alberi fino a terra in un frastuono incessante.


Gli abitanti del piccolo villaggio di montagna, chiusi nelle loro case, tremavano di terrore, consapevoli che quello che si era scatenato da parecchie ore non era il solito temporale estivo, bensì il segnale della presenza della cassa da morto del diavolo, di cui si aspettavano di udire da un momento all’altro il temuto sibilo sinistro che ne accompagnava gli spostamenti. Tutti in quel momento avvertivano la nefasta (1) presenza di quell’oggetto infernale, tuttavia erano pochi quelli che avevano avuto la sventura di vederlo. Quei pochi che avevano fatto tale macabra esperienza avevano subìto un tale spavento da essere invecchiati in un baleno: i loro capelli erano improvvisamente incanutiti (2), la pelle del viso si era riempita di una miriade di rughe e i denti erano caduti uno dopo l’altro. E da ultimo, per colmo di sventura, chi faceva quella tremenda esperienza era condannato a repentina morte.
Ma com’era questa cassa da morto? Era fatta di legno di mogano (3), lucido e pesante ed era trasportata da una muta di cani di varie razze e dimensioni, che avevano in comune gli occhi ardenti come carboni e le lingue infuocate e inoltre guaivano e latravano senza sosta, incutendo paura e spavento e facendo un baccano infernale che gli esseri umani non potevano sopportare. Dove la cassa da morto del diavolo passava, bruciava tutto e nei prati e nei campi non restava più niente. E i morti erano diventati tanto numerosi che il vescovo, constatata la gravità della situazione, decise di inviare sul posto uno di quei preti ritenuti santi che di queste cose se ne intendono, un esorcista in piena regola, armato di rosario e acqua santa. Don Luigi, questo era il nome dell’esorcista, si appostò in cima a un pendio, luogo solito di passaggio della cassa da morto del diavolo, e si raccolse in preghiera. Ma il prete attese invano per una notte intera, senza che la famigerata orda (4) si facesse viva. Lo stesso accadde nelle notti seguenti, al punto che i maligni del paese cominciarono a sussurrare che il diavolo era più furbo dell’acqua santa (5) e che aveva imparato a farla in barba (6) all’esorcista. Finché una notte il temporale si scatenò con la solita violenza, corredato da lampi e tuoni a non finire (non esisteva in tutta la valle un piccolo lume).


Ed ecco il solito pauroso sibilo risuonare in lontananza e poi farsi in fretta più vicino e assordante. La cassa da morto del diavolo, portata come al solito dai cani più brutti e cattivi, apparve in cima al pendio proprio dove era salito il prete. Sembrò a tutti che in quel momento fosse venuta la fine del mondo perché il cielo e la terra, sconvolti, sembravano confondersi l’uno nell’altra. Il sacerdote, sbiancato dallo spavento, infilò l’aspersorio nell’acquasantiera e alzò il braccio cominciando a impartire la sua benedizione. Un boato enorme accompagnò il gesto: una profonda voragine si spalancò davanti ai suoi piedi, proprio al momento giusto per inghiottire la cassa da morto del diavolo, assieme all’orda dei cani latranti, in un fragore indescrivibile, seguito da gemiti e lamenti infernali. La confusione fu tale che per un attimo si temette fosse giunta la fine del mondo; la terra tremò a lungo e per alcune ore si continuarono ad avvertire sordi rumori provenienti dal sottosuolo, mentre il cielo era gravato da una nera cappa di nuvole. Dietro i portoni delle case, chiusi da pesanti catenacci, gli anziani recitavano il rosario e le mamme accarezzavano i loro bambini, nel vano tentativo di rassicurarli di fronte al terrore dell’ignoto. Finalmente, dopo un’attesa che sembrò un’eternità, cominciarono ad apparire i primi tenui chiarori dell’alba e poi il sole sfavillante spuntò nel cielo limpido e azzurro. La tremenda paura era finita, l’orrendo segno del diavolo era sparito per sempre e il sacerdote esorcista, sfinito dalla stanchezza, ma col volto trionfante per la vittoria sul Maligno, celebrò una messa di ringraziamento nella chiesa del paese, di fronte a tutta la popolazione commossa. Dopo quella notte nessuno nella valle ha mai più sentito o visto la cassa da morto del diavolo; soltanto in certe notti buie e temporalesche, oppure in altre notti soffocanti, nelle contrade e sui monti i vecchi recitano il rosario, chiudono la porta a chiave e i bambini cacciano la testa sotto le coperte, per paura che torni il sibilo della cassa da morto del diavolo.


(1)Considerata di cattivo augurio, che porta a risultati dannosi.
(2)Imbiancati, inargentati, ingrigiti, invecchiati.
(3)Albero che cresce esclusivamente in America. Nel linguaggio comune indica sovente il legname di tale pianta, di colore bruno-rossiccio, da secoli tra i più apprezzati in ebanisteria.
(4)Massa incomposta, accozzaglia di animali o persone  in movimento.
(5)Assolutamente incompatibili, totalmente incapaci di andare d'accordo: detto di persone, cose, colori, forme, come pure di teorie o concetti.
Usato anche nel senso di scontrarsi violentemente ad ogni occasione.
(6)Contravvenire a un divieto con astuzia, senza che chi l'ha posto se ne accorga. Il concetto è quello di agire senza farsi cogliere proprio davanti alla barba dell'altra persona, cioè sotto i suoi occhi.


"Il Diavolo è l'amico che non resta fino alla fine".
Georges Bernanos

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