giovedì 11 giugno 2015

SANTUARIO DELLA
BEATA VERGINE ADDOLORATA
 DELLA CORNABUSA
Cepino (S. Omobono Terme - Bergamo)

Il Santuario visto da di Ca' Contaglio (Cepino/S.Omobono Terme).
Cornabusa, in dialetto bergamasco, significa roccia bucata: il Santuario è uno degli esempi più impressionanti in Italia di chiesa situata all'interno di una caverna in cui sgorga una sorgente d'acqua. La caverna, quasi nascosta in un'insenatura della montagna, si apre a circa 640 metri sul livello del mare.

STORIA DELLA CORNABUSA

Dal 1296 e per oltre un secolo, Bergamo e le sue valli furono insanguinate dalle lotte tra Guelfi, che riconoscevano quale loro unico capo il Papa, e i Ghibellini per i quali la suprema autorità era rappresentata invece dall'imperatore. La Valle Imagna si schierò con i Guelfi insieme alla Val San Martino, mentre le valli Brembilla, Brembana e Taleggio parteggiarono per i Ghibellini.
Proprio in Valle Imagna tra il 1350 ed il 1400 furono combattute le lotte più violente tra le due fazioni rivali, capeggiati i Guelfi da Pinamonte da Capizzone e i Ghibellini da Unguerrando Dalmasoni di Clanezzo. Logico quindi pensare che in tali circostanze le popolazioni della valle più volte furono costrette a cercare rifugio sui monti, per sfuggire alle scorribande dei Ghibellini e salvare quanto riuscivano a portare via in tutta fretta dalle case, incalzati dall'arrivo dei soldati.
La tradizione racconta di una anziana e pia donna, che nella grotta della Cornabusa portò quanto aveva di più caro: una statua di Maria Vergine Addolorata. La grotta allora, non era così come la si vede oggi, era quasi inaccessibile, (dal momento che vi si accedeva da sentieri stretti…) tanto che si diceva che 3 uomini armati la potessero difendere dall'assalto di 1.000 soldati. Ben contenta la pia donna di aver potuto sottrarre alla rapacità e profanazione dei nemici e gelosa del suo tesoro più che della propria vita, la ripose nel più segreto e remoto nascondiglio, cercando e trovando conforto nella preghiera alla Madonna alla sua sventura. La storia e i documenti non ci aiutano, una volta finite le guerre tra le fazioni, nel perchè la statua sia rimasta in grotta. Si sa solo che trascorsi alcuni anni una pastorella sordomuta, certa Milesi natia nella frazione Cà Pietrobelli di Bedulita, trovandosi con il suo gregge nei paraggi, entra per curiosità ad osservare quell'antro così oscuro e profondo ritrovando  la statua della Vergine Addolorata (alcune tradizioni parlano di una luce improvvisa che abbia indicato alla pastorella il luogo esatto della statua; altre di un anziano che aveva trovato la statua in precedenza, ma che ogni volta che la venerava la rinascondeva, senza dire niente a nessuno). Ne rimase così stupita e commossa che corse a casa velocemente, dandone notizie ai parenti parlando correttamente e sentendo miracolosamente quanto a lei riferitole da altri, riacquistando in tale modo l'udito e la favella. I parenti si fecero condurre immediatamente sul posto del doppio portentoso miracolo, verificando e testimoniando la veridicità di quanto loro riferito. La notizia si dilaga rapidamente nei paesi vicini di Cepino e Mazzoleni e da quel  momento inizia quel pellegrinaggio  di persone che vogliono controllare di persona il miracoloso evento. Qualcuno addirittura volle portare nella chiesa di Bedulita prima ed in quella di Cepino poi, la miracolosa statuetta. Ma l'una e l'altra volta all'indomani la trovarono di nuovo al suo remoto posto in grotta. Pensando che forse non fosse rimasta tra loro perchè non l'avevano trasportata con i solenni onori convenienti, organizzarono di trasportarla con una solenne processione, autorizzati da un preciso decreto della Curia Vescovile. Ma arrivata la solenne processione, ove oggi sorge la cappella della pastorella sordomuta e all'inizio della discesa, ecco che la statua con la faccia si rivolge indietro a tutto il popolo ed al clero presente, accennando al dolore che provava nell'abbandonare quella grotta che si era eretta come sito e posto nel quale, con questo nuovo prodigio, voleva ritornare e rimanere per essere invocata e venerata. La processione retrocedette immediatamente e la statua fu ricollocata trionfalmente al suo posto, laddove ancora oggi viene venerata dai fedeli.
Il  4 febbraio 1510, il Vescovo di Bergamo autorizza la celebrazione della S. Messa ogni sabato e la domenica dell'ottava della festa della Natività della Beata Vergine Maria e si costruisce all'interno della grotta una piccola cappella per collocarvi l'altare e la Madonna Addolorata.  Si regolarizza pertanto da tale data la venerazione alla Madonna nella grotta che, nonostante l'accesso impervio e per sentieri boschivi,  era stato  comunque sempre e costantemente frequentato dai Valdimagnini che trovavano nel Santuario un luogo loro gradito, venerato e di particolare riferimento.


Il 21 giugno 1702 il Vescovo Luigi Ruzzini di Bergamo, in occasione della visita pastorale, ricorda il decreto del 1510 e invita a porre alcune modifiche all'altare maggiore della cappella all'interno della grotta.
Diverse opere e modifiche  furono realizzate nel periodo dal 1700 a fine 1800 che in parte oggi non esistono più. Si costruì una vera e propria “chiesetta” all’interno della grotta, e si parla anche di due altari laterali. Già allora si parlava anche del campanile e della casa del romito. Di quel periodo rimangono, anche se un poco malridotti, i due angeli scolpiti in marmo di Carrara del 1864 e oggi collocati nel piazzale antistante l'ingresso in grotta.
Arriviamo cosi al 1908: in quell’anno e precisamente domenica 4 Ottobre, il cardinal Maffi, arcivescovo di Pisa, sulla piazza della Chiesa parrocchiale di Cepino (la strada era troppo impervia per il cardinale), incorona la statua della Madonna con il titolo di Regina della Valle Imagna. Presente in questo momento l'allora don Angelo Giuseppe Roncalli (San Giovanni XXIII), segretario del Vescovo di Bergamo, e già da allora devoto alla Madonna della Cornabusa.
Il santuario della Cornabusa era del tutto diverso una sessantina di anni fa rispetto a quello che oggi appare ai pellegrini. Sino al 1958 infatti a chi veniva da fuori e che saliva a piedi fin dalle prime ore del mattino per l'erto sentiero boschivo, il santuario, pure frequentatissimo dai Valdimagnini, dava una impressione cupa. Una alta cancellata chiudeva la bocca della grotta al cui interno una chiesetta angusta era pigiata dentro uno scuro vano dando un senso soffocante.

Le bacinelle dalle quali esce l'acqua con cui bagnarsi la bocca, le orecchie e gli occhi.
Nel 1956  l'allora parroco di Cepino e rettore del santuario don Angelo Bertuletti, decise che il santuario dovesse avere un altro aspetto anche perchè nel 1958 sarebbe caduto il cinquantenario della solenne incoronazione della Madonna.
Il 7 Gennaio 1957, sotto la direzione degli architetti Luciano Galmozzi e Giuseppe Gambirasio e del curato don Giglio Arnoldi, iniziano i lavori di sistemazione del santuario per rendere Chiesa tutta la grotta, così come la si vede oggi. Il pavimento si abbassò di circa tre metri per realizzarne uno nuovo a grandi lastre di pietra, prolungandosi anche al di fuori della grotta fino a includere e incorniciare il paesaggio. Si realizzarono l'altare maggiore, il pulpito,  quello ai piedi della statua della Madonna, e i due laterali di destra e i confessionali realizzati  tutti in cemento,  al fine di dare maggiormente il senso della roccia per armonizzarsi meglio con la grotta. I rilievi che si notano sono tutti dello scultore Ajolfi come pure il capocielo in rame argentato sopra l'altare maggiore che misura 6 x 7 metri opera della ditta Rusconi. Il tabernacolo laterale inserito nella roccia pesa 2 quintali  ed è chiuso da una porticina in rame argentato sbalzato dal Guidotti. Infine una grande croce domina l'altare, arricchita da altri vari simboli. L'altare della Madonna è a lato, proprio dove fu riposta secoli fa la statuetta; il pallio riproduce la storia dell'anziana in fuga che posizionò in grotta il miracoloso simulacro. Vicino tre santelle con l'acqua che sgorga perennemente dove i fedeli, bagnandosi occhi, orecchie e bocca, venerano il prodigioso miracolo della pastorella sordomuta.


Il laghetto posto sul fondo della grotta, dietro all'altare.
In fondo alla grotta il laghetto di metri 4 x 6, con l'acqua fresca che viene incanalata nell'acquedotto comunale. 
La grotta misura esattamente 96 metri di lunghezza  dal laghetto alla cancellata esterna, 20 metri di larghezza media con altezze variabili dagli 8 ai 9 metri.
Solenni festeggiamenti, per il 50° anniversario della incoronazione della Madonna si svolsero nelle giornate del 16 e 17 Agosto 1958 con la presenza dell'allora Patriarca di Venezia cardinal Angelo Giuseppe Roncalli, divenuto Papa Giovanni XXIII il 28 Ottobre successivo.
"E' il santuario più bello che esista, perchè non l'ha fatto la mano dell'uomo, ma Dio stesso!" soleva dire lo stesso Roncalli, al quale era particolarmente caro. (N.B. la generazione dei Roncalli proviene dalle frazioni dette Roncaglia di Corna Imagna e della sottostante Roncaglia di Cepino). Dopo quei giorni di festa, si pose mano anche alla realizzazione della strada di accesso che oggi raggiunge il vicino piazzale. Il primo camion riuscì a giungere nei pressi dell'attuale parcheggio il 12 Ottobre 1962: i  lavori furono compiuti in economia da una squadra di  operai, con l'aiuto prezioso dei volontari di tutta la Valle Imagna; le spese ingenti, furono coperte dalle generose offerte dei residenti, dagli immigrati, ecc. che dimostrarono (e dimostrano tuttora), il forte attaccamento alla loro Madonna della Cornabusa. Altri lavori di recente sistemazione negli anni antecedenti il 2008 centenario di incoronazione, con la realizzazione della nuova scalinata e ristrutturazione dei locali della Casa del Pellegrino (vedasi la cancelleria, ristorante, nuovi locali annessi), con la realizzazione del sovrastante Museo, sala conferenze e la bellissima terrazza dalla quale si gode di un panorama mozzafiato di tutta la Valle Imagna, spaziante dal manzoniano Resegone al monte Ubione posto a guardia della Valle stessa. Nel 2010 si è celebrato il quinto Centenario dell'apertura ufficiale del Santuario.  
Da notare il percorso che sale per l’antica mulattiera: era l’unica strada di accesso prima degli anni ’60, e nel 1700 si costruirono 5 cappellette. A metà dell’800 furono ampliate a 7, in modo da poter raffigurare i 7 dolori di Maria. Contengono quadri che raffigurano i 7 dolori: 2 di essi sono originali (pittore Antonio Sibella, seconda metà dell’800); 4 rifacimenti del secondo dopoguerra (pittore Locatelli di Villa d’Almè), uno recente, del 1987 (pittore Manini Agostino).
Nel 1908, in occasione dell’incoronazione di Maria, venne realizzata un’ottava cappella al termine del percorso, che rappresenta, tramite statue di inizio ‘900, il miracolo della guarigione della Pastorella.
  

LA STATUETTA DELLA MADONNA

La statuetta, rappresenta la Madonna Addolorata; misura 50 cm. di altezza. E' sempre rimasta per tutti questi anni senza nessuno specifico riparo, all'aria, all'umido, all'acqua che trapela tra le fessure della roccia, al gelo. a tutti i cambiamenti e alle intemperie atmosferiche, conservandosi sempre intatta, con quel colore bianco e vermiglio, come fosse di recente fattura.
La commissione artistica che nel 1958 visionò il gruppo della Madonna Addolorata, affermò, riferendosi alla statua "è di fattura squisita, anche se uscita dalla mano di un artigiano presumibilmente del Tre-Quattrocento. Il panneggio richiama l'arte dei migliori toscani di allora". Ne deriva dunque il fatto che l'opera non fosse di un artigiano locale, ma che la statuetta fosse importata dalla Toscana.
Nei lavori di ristrutturazione del 57/58, si fece in modo di collocarla nello stesso posto e nella stessa nicchia dove era stata nascosta e dove la trovò la pastorella sordomuta di Bedulita, miracolata: sul fianco sinistro del fondo, perfettamente visibile da tutta la grotta.
 Il suo volto è severo e composto, come nelle classiche figure del Quattrocento, mentre il corpo di Gesù morto che le è adagiato in grembo è stranamente piccolo, come quello di un bambino. E' una anomalia sculturale ma così commovente, così piena di significato umano, dal momento che fra le braccia della Madre il Figlio ritrova sempre le proporzioni di un bambino.
Alcuni insoliti particolari (la cintura, il manto dorato, le mani grandi) ci fanno ricordare testi biblici che ci parlano della “donna perfetta” (proverbi 31), ci ricordano il mistero di una creatura (veste rossa) rivestita di Spirito Santo, ripiena di grazia (manto dorato). Ma soprattutto il volto di Maria ci fa pensare alla Addolorata, che manifesta nel volto la sua fede, la sua capacità di conservare la fede anche nel momento del dolore.

Affresco murale vicino alla parrocchia di Cepino.

PREGHIERA PER LA MADONNA DELLA CORNABUSA
Maria, madre di Gesù e madre nostra,
 ti ringraziamo
 perché sempre accompagni il nostro cammino
 con l’amore gratuito, fedele,
 misericordioso e universale
 a te regalato da Gesù Crocifisso.
 Donaci di accogliere con il tuo affetto Gesù
 morto e risorto per noi,
 di ascoltarlo con la tua disponibilità, 
 di seguirlo con la tua fiducia, 
 di testimoniarlo con la tua gioia. 
Affidiamo a te le nuove generazioni: 
 aiutale a scoprire in Gesù la pienezza
 della vita, dell’amore, della gioia,
 assecondando con gratitudine e fiducia
 la chiamata che Egli rivolge ad ogni persona. 
Sostieni le nostre famiglie 
nell’accettarsi con amore gratuito, 
nell’ascoltarsi con rispetto e attenzione,
 nel condividere la tua tenerezza misericordiosa.
 Consola i sofferenti donando loro la certezza
 che tu mai li abbandoni. 
Aiuta le nostre comunità a divenire 
sempre più scuola di preghiera 
e casa della carità offerta a tutti.


I SETTE DOLORI DI MARIA
Antico percorso caratterizzato da sette cappelle dedicate ai sette dolori di Maria, contenenti pregevoli affreschi di noti pittori locali.

1. GESU' PRESENTATO AL TEMPIO
"Simeone parlò a Maria: Egli è qui la rovina e la resurrezione di molti in Israele...
E anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Luca2, 34-35).

Quadro dipinto da anonimo del XX sec. (rifacimento  di quadro del Sibella, circa 1870).

2. LA FUGA IN EGITTO
"Giuseppe si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto" (Matteo 2, 14).

Quadro dipinto da anonimo del XX sec. (rifacimento  di quadro del Sibella, circa 1870).

3. GESU' RITROVATO FRA I DOTTORI AL TEMPIO.
"Dopo tre giorni trovarono Gesù nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava...
 Gesù egli rispose loro:" Perchè mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Luca2, 34-35).

Quadro dipinto dal pittore Agostino Manini, datato 1987.

4. L'INCONTRO FRA MARIA E GESU' VERSO IL CALVARIO.
"Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:" Donna, ecco tuo figlio!" (Giovanni 19, 26).
Quadro dipinto dal pittore Locatelli da Villa, datato 1945.

5. LA MORTE IN CROCE DI GESU'.
"Gesù disse:" Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò" (Giovanni 19, 30).
Quadro dipinto da anonimo del XX sec. (rifacimento  di quadro del Sibella, circa 1870).

6. GESU' DEPOSTO DALLA CROCE.
"Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù" (Giovanni 19, 38).
Quadro dipinto dal pittore Locatelli da Villa, datato 1945. 

7. GESU' POSTO NEL SEPOLCRO.
"Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo,
 nel quale nessuno era stato ancora deposto" (Giovanni 19, 41).
Quadro dipinto dal pittore Locatelli da Villa, datato 1945. 




La tradizione del Santuario vuole che, terminate le S. Messe, il pellegrino salga, dalla parte destra, sull'altare, per baciare l'ostensorio con le reliquie della Beata Vergine Addolorata della Cornabusa e di Papa Giovanni XXIII. Prosegua il tragitto passando davanti al tabernacolo, costeggi il laghetto e arrivi alla bacinelle da cui sgorga l'acqua. Con questa si bagni gli occhi, le orecchie e la bocca per "non restare cieco, sordo e muto davanti alla parola del Signore". Giunto davanti alla statua della Madonna, reciti le sue personali preghiere.

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