Alùra? Gh'è mia mal!
“Nemmeno quaranta chilometri da Milano, e si entra in
un altro mondo. Gli basta uscire dalla Serenissima, al casello di Capriate,
passare davanti al Guglielmo Motel e al grande Grill Road House, in stile
provincia americana, e già sente una specie di mancanza di ossigeno. Ma non è
la provincia americana, è puro Far West lombardo: basta guardare i cartelli,
scritti in dialetto. Capriate San Gervaso. Cavriat Sant Gervàs. Lo aspettano
troppi campi di granoturco e troppi paesi tutti uguali. Sparsi dove ci sono solo
parrucchieri che si chiamano Acconciature Qualcosa, cartolerie-giocattoli che
si allargano in superate bigiotterie, sportelli di banche popolari e bar pieni
di slot, con le sedie di plastica firmate Sammontana, pupazzi in vetrina e
fiori finti sul balcone. E pizzerie d’asporto ovunque, ogni due metri, mai
ristoranti veri e propri con dei tavoli, come se la gente non amasse cenare con
qualcuno e preferisse restare tornare subito a casa con il suo cartone in mano.
Unici luoghi d’incontro, tristi agorà di provincia, le orribili palazzine
destinate al centro sportivo, che non manca mai. Nient’altro. Come naturale
conseguenza di questa desolazione, i centri commerciali diventano fari e hanno
nomi monumentali, tipo Continente Mapello. Illusioni pretenziose di modernità:
immense insegne di Trony, cartelli che promuovono SPA e palestre, la parola
outlet come generica tentazione. Chilometri di villette bifamiliari con
giardini pieni di anfore e veneri sproporzionate in terracotta, edicole ottocentesche
e madonne private, sistemate a fianco al forno a legna o al barbecue. Vetrine
che espongono solo bomboniere, cornici di stass e ciotole in madreperla. C’è un
tale silenzio che senti spiattare nelle case e l’urlo del tacchino risuona come
un grido sinistro, quasi una richiesta di aiuto. Non puoi fare inversione da
qualche parte o fermarti per impostare il navigatore, che tutti si affacciano
alla finestra e ti fissano. Cosa volte da noi, stranieri? Riconoscono subito
che non fai parte della comunità. Il culto del sospetto si concretizza in una
densità di aree video sorvegliate fuori da ogni ragionevole proporzione. Basta
una macchina poco nota e ci sono mille testimoni intorno. Testimoni sfacciati,
che non hanno pura di uscire alla finestra o sul balcone, per fissarti a
braccia incrociate tutti insieme, in silenzio, e farti sentire circondato. E
qui sta la grande contraddizione. La
riservatezza del Nord in fondo è l’equivalente dell’omertà del Sud. La
chiamano solo con un altro nome”. Tratto
da NOSTALGIA DEL SANGUE di Dario Correnti - 2018 - Giunti Editore.
Oggi vale l’offerta speciale due per uno: due laghi per un’unica panchina. La Big Bench “del Doppio Lago”, situata sulle alture della Sparavera, consente di ammirare dall’alto il Lago d’Iseo e il Lago d’Endine. Un panorama davvero incomparabile! La peculiarità del luogo d’installazione è di consentire una visione a tutto tondo, che spazia dalle vicine Orobie, compresa la Presolana, alla ValSeriana, ValCamonica e ValCavallina. Panorama semplicemente mozzafiato …e dove si respira una pace assoluta! Sono a Ranzanico, paese del Ferro. Nooo! Non delle miniere, ma del mio amico Ferruccio! Dal posteggio alla Forcella di Ranzanico m958 proseguo per Monticelli m1116. Tante belle cascine spuntano in mezzo ad enormi pratoni erbosi con un panorama… Lunga attraversata a mezza costa fino al bivio, caratterizzato da un bel laghetto, per la MalgaLunga. Passo per la Pozza dei Sette Termini m1315, con il monumento dedicato al generale Raffaele Cadorna: questi, non dimentichiamocelo mai, sono i posti della Resistenza in ValGandino e Lago d’Iseo. Poco sotto la croce in pietra della Sparavera m1369 la gigantesca bianca panck…ina. Foto, foto, foto,… E qui viene il …caso! Un cartello mi chiede, per favore, di non attraversare la proprietà per non calpestare l’erba del pascolo ma di seguire la stradina tracciata in mezzo ai prati che costeggia il suo lungo perimetro. Vaiiii! Percorso nuovo …ci devo picchiare il naso!. Con un ampio giro dal versante di Peja e Gandino,, con vista sul Farno, il Formico e il rifugio Parafulmen, tra vecchie baite mezze diroccate (Cà Olta) e pratoni dai mille colori, pronti alla fienagione, attraverso l’altro versante della Sparavera, arrivando a circa metà della sterrata dell’andata. Toh! Senza saperlo ho fatto l’anello completo di questa semplice ma bella rotonda montagna. Sulla via del ritorno incontro due vecchie conoscenze: era da Natale che non le vedevo! Strano, pero! Dovrebbero essere in zone con neve pe…renne! Morale dell’offerta di oggi: la panchina, in quanto luogo di sosta e relazione, deve "fornire piacere all'occhio, non dimenticando le natiche".
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