Galdino
e gli amici della U.O.E.I.
“Cos’hai, Michele?”.
“Non lo so, forse mi sono ricordato che morirò…
Memento mori, ricordi?”. Sorrise enigmatico.
La moglie lo guardo sorpresa.
Lui si fermò e tirò fuori dalla tasca un mezzo toscano che si accese con ostentata voluttà.
“Ti sorprende? Ma cosa c’è di più bello in fondo?
Anche la morte è un segno particolare.
Ci ricorda quello che siamo. Uomini, piccoli uomini di passaggio…”.
Tratto da SCARABEO di Michele Giuttari - 2004 - Rizzoli BUR
Un saluto a Eugenio, sempre presente alla partenza, e si apre il gran ballo della domenica che, come sempre, comincia con tante ore di pullman, prima tappa di una lunga giornata di svago e che finirà …con tante ore di pullman. E un cupo pessimismo leopardiano mi assale ogni volta che affronto questi viaggi. Questa mattina però, complice il panorama che mi ha accolto, sono di buon umore. Sono in Valle Antigorio, proseguimento della Val d’Ossola: in pratica a due passi dalla Svizzera, tra la Val Formazza e la Valle Devero. L’itinerario di oggi, nel Grand Canyon del Piemonte, ci consente di visitare le tre principali “crepe nel terreno” ossia gli Orridi e le Marmitte dei Giganti: l’Orrido Sud, il più bello e spettacolare, l’Orrido Nord/Est, molto stretto in alcuni punti e l’Orrido Ovest, il meno caratteristico. Il sentiero parte da Baceno, precisamente dall’antica chiesa monumentale di San Gaudenzio, verso la Piana di Verampio, dove un bel ponticello romano ci fa attraversare il Toce. Raggiunta la località Maiesso possiamo ammirare le “marmitte dei giganti”: le sponde rocciose, investite dalla vorticosa corrente, sono state “scolpite” dando luogo a forme circolari, sinuose e levigate, fra splendide insenature e scintillanti specchi d’acqua. Ci dirigiamo verso il cuore della montagna, verso la nostra “porta misteriosa”. Da un paesaggio dolce, soleggiato e verdeggiante passiamo alla penombra, dove il sole stenta a penetrare. Mi sento fuori posto e fuori tempo. Sono catapultato in un altro mondo. E un po’, a dire il vero, mi piace. Camminiamo nel “letto” creato dai depositi dei torrenti: una serie di grandi cavità separate da stretti e tortuosi cunicoli, tra vertiginose pareti ricoperte da scanalature, volute e nicchie, con strette aperture verso il blu del cielo. Alcune scale metalliche ci agevolano la salita. Esco stordito: questa solitudine mi dava un’inspiegabile sensazione di serenità. Ci dirigiamo verso Uriezzo e, percorso l’Orrido di Balmasurda, risaliamo in direzione Crego. La silhouette della bellissima chiesa dell’Oratorio dell’Immacolata spunta sullo sfondo. E li dal 1855 (data incisa sul portale d’ingresso) testimone del tempo che scorre. Quanta gente è passata sotto i suoi portici, e quanta altra ne vedrà. “E continuerà a farlo anche quando non ci sarò più”, penso con una pizzico di invidia. E’ costruita dalle forti mani di don Lorenzo Dresco, prete scalpellino, che fece tutto da solo a …colpi di scalpello! Orsù, dunque, è giunta l’ora di far lavorare le nostre forti mandibole al rifugio Monte Zeus. Aprendo la porta, mi viene incontro un intenso profumo di …!. Ben pasciuti, “corriamo” verso il ponte sull’Orrido di Arvera e verso la stretta gola di Balmafredda. Proseguendo verso l’orrido di Nord/Est, in un ampio pianoro, si trova l’Oratorio di Santa Lucia (1663). Dulcis in fundo, termina la nostra full immersion con un ultimo stretto orrido. Apperò! Sono ritornato a Baceno per la visita alla sua stupenda chiesa. In stile romanico-gotico del secolo X, al centro della facciata in pietra campeggia il portale, sovrastato da un rosone e affiancato dal grande affresco di San Cristoforo (1542). E’ una chiesa molto ampia, a cinque navate, con le pareti e le volte completamente arricchite da affreschi. La parte più antica e di maggior pregio artistico è rappresentata da capolavori: la Cappella della Madonna, la grande Crocifissione (1542), le figure di Adamo e Eva, il drago dalle sette teste dell’Apocalisse,… Ma adesso, casa mia arrivo: ci sono tanti posti belli al mondo, ma tu mi resti sempre nel cuore.
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