sabato 17 agosto 2024

 “Non si capisce Bergamo se non si conosce l’Atalanta. Ed è vero. La squadra nerazzurra era il collante di una terra d’individualismi cronici. Solo allo stadio i bergamaschi si sentivano comunità. Dinanzi alle prodezze atalantine non c’erano classi sociali, distinzioni di reddito, età o censo. Ricchi e poveri, professionisti e operai, adulti e bambini trepidavano per la stessa passione: la Dea. La sentivano in qualche modo loro e da essa erano posseduti. Era una sorta di nuova religione pagana”. Tratto da LE GOCCE SUL VETRO di Wainer Preda - 2021- Mursia Editore

“Ciao Galdino…se puoi venire a mangiare la polenta alla baita
andiamo venerdì 16 San Rocco …ti aspetto”.
“Grazie …ci sono!”.

Vieni, c'è una strada nel bosco,
il suo nome conosco,
vuoi conoscerlo tu?

Vieni, è la strada del cuore,
dove nasce l'amore
che non muore mai più.

Laggiù tra gli alberi,
intrecciato coi rami in fior,
c'è un nido semplice
come sogna il tuo cuor.

E’ una bella giornata, di quelle senza nuvole e con un cielo azzurro che pare il velo della Madonna, per chi ci crede. Per tutti gli altri è solo un gran bel cielo. La baita in questione si trova poco sotto i Tre Faggi di Fuipiano Imagna. Chiamata Cà Meròsa, è un posto magico!. Posta tra un esteso pratone erboso e uno stupendo bosco di alti e grossi faggi, con un ampio panorama sulla Val Brembilla, con la sua sorgente, la sua “bolla” d’acqua sotto un alto ciliegio, il Cristo di legno…(ciao Stefano, ciao Filippo, un caro ricordo!). Siamo in pochi …i fortunati ...per questa gran bella giornata di chiacchiere, di ottima compagnia e con …”qualcosa” …da leccarsi i baffi! Un grande grazie a Caterina, al Vico per l’invito …GRAZIE …e un forte e sincero augurio a Michi …AUGURI!












Sulla via del ritorno una visita ai Tre Faggi per costatare le notizie apparse su Google in questi ultimi mesi. Oddio! Oggi sono…due scarsi! Il primo è bello frondoso, alto e crea l’ombra allo stagno sottostante; il centrale è stato mutilato dal forte vento, rimanendo solo un “moncherino” con il fusto; il terzo era stato “sramato”, del suo braccio più grande, dal peso della neve. Uno sguardo di vero dolore sul mio viso. Sembrerà stupido ma ho recitato un Eterno Riposo: sono (erano) ancora esseri viventi ultra centenari.










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