giovedì 28 maggio 2015

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I TRE  CHE VENDETTERO
L'ANIMA AL DIAVOLO
BERGAMO(1)

Tre giovani bergamaschi contattarono un famoso mago, nientemeno che l’eretico curato di Sant’Agata a Bergamo, e grazie alla sua mediazione evocarono lo spirito maligno, che non tardò a comparire e si informò di quali fossero i loro desideri.
“Ti chiediamo solo due cose - risposero i tre giovani - mille scudi per ciascuno e quella graziosa fanciulla della quale siamo invaghiti, ma che non vuole saperne di noi”.
“Ebbene - tuonò il Demonio - esaudirò i vostri desideri, ma in cambio io avrò le vostre anime!”.
Senza pensarci un attimo i tre sciagurati accettarono la proposta e ascoltarono le indicazioni impartite loro dal Diavolo affinché potessero ottenere i doni richiesti.
“Dovrete procurarvi una ciocca di capelli della ragazza, poi vi recherete in un bosco e costruirete un altare di pietra, sopra il quale deporrete i capelli. Quindi, indossati i paramenti sacerdotali (2), renderete omaggio al mio spirito e mi adorerete, onorandomi con fumo d’incenso”.
Senza por tempo in mezzo, i tre costruirono l’altare e si procurarono senza troppa difficoltà i paramenti e l’incenso, ma i problemi sorsero quando si trattò di entrare in possesso dei capelli della ragazza.
Costei, infatti, ben conscia delle intenzioni tutt’altro che oneste dei tre manigoldi (3) nei suoi confronti, quando si presentarono a casa sua, situata appena fuori città, e fecero la strana richiesta, li cacciò via in malo modo.
“Cara Letizia, - la supplicarono i tre babbei - il nostro amore per te è grande e ci faresti felici se potessimo avere una ciocca dei tuoi magnifici capelli”.
“Andate al Diavolo; - fu la risposta della ragazza - se mi amaste davvero non vi presentereste tutti e tre assieme, ma ognuno verrebbe di nascosto dagli altri a farmi la serenata e dichiararmi il suo amore. Sono sicura che voi volete ben altro da me che i miei capelli…”.
Ma i giovani non si diedero per vinti e tornarono alla carica più volte, finché la ragazza, per mettere fine a quella sceneggiata, ebbe un’idea: si recò nella stalla, tagliò
un ciuffo di peli dalla coda di una mucca, li lavò per bene, li profumò e poi li diede ai tre spasimanti che non si avvidero dell’inganno e finalmente smisero di importunarla.
Avuto quello che cercavano, si precipitarono nel bosco, si accostarono all’altare, accesero le candele, indossarono i sacri paramenti e diedero inizio alla sacrilega (4) cerimonia dell’adorazione del Maligno.
Preghiere e canti liturgici, scimmiottati alla meglio, ruppero il silenzio del bosco e l’inebriante profumo d’incenso cominciò a diffondersi tra gli alberi, mentre sull’altare faceva bella mostra di sé il ciuffo dei peli di vacca.
Ad un certo punto ci fu un lampo seguito da un fragoroso tuono, mentre tutt’intorno si diffondeva un acre odore di zolfo. Subito dopo, il luogo fu avvolto da una fitta nuvola di fumo e dalle viscere della terra giunsero le cavernose parole del Diavolo: “Bravi, avete fatto tutto quello che vi avevo ordinato, per questo ho esaudito i vostri desideri, ma ricordate che le vostre anime adesso sono mie!”.
Poi ci fu silenzio, il fumo si diradò e sull’altare apparvero tre borse di cuoio contenenti ciascuna mille scudi.
“Evviva, siamo ricchi; - esultarono i tre giovani - adesso non ci resta che attendere la ragazza che finalmente ci concederà le sue grazie”.
Il Diavolo era stato di parola anche in questo: infatti la proprietaria del ciuffo di…peli, richiamata da una forza irresistibile, era riuscita a slegarsi dalla sua mangiatoia, era scappata dalla stalla e si era precipitata nel bosco.
Quando vide i tre giovani, assalita da una frenesia incontenibile, si diede a prenderli a cornate e a calci, infierendo ora sull’uno ora sull’altro, fino a lasciarli assai malconci; fece poi lo stesso con l’altare, riducendolo a un mucchio di sassi.
Dopo un po’ sopraggiunsero la ragazza e i suoi fratelli, che erano alla ricerca della mucca, e trovarono i giovani per terra, gravemente feriti, poi notarono i resti dell’altare e dedussero che in quel luogo si era svolto un rito satanico.
Non sapendo però spiegarsi come i malcapitati fossero stati ridotti così male, si limitarono a recuperare la mucca, ormai placatasi, e a denunciare l’accaduto alle autorità.
Dopo opportune indagini, appurata la verità, i tre adoratori di Satana furono condannati alle patrie galere.

(1) Tratto dalle “EFFEMERIDI” di Padre Donato Calvi (1613-1678), che nella sua opera riportò racconti relativi a streghe, maghi e diavoli nella bergamasca.
(2) Le vesti indossate dal sacerdote durante l'ufficio liturgico.
(3) Farabutti della peggior risma, delinquenti incalliti.
(4) Una profanazione o un oltraggio recato a ciò che è sacro. Qualunque trasgressione alle leggi religiose. In genere, si intendono con essa forme gravi di irriverenza nei confronti di persone, cose o luoghi sacri. Quando la mancanza di rispetto è espressa solo verbalmente, si parla di bestemmia.

Il demonio spesso ci fà un quadro dipinto
 a vividi colori dei difetti altrui,
 ed oscura i nostri.
Giuseppe Marello

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