giovedì 21 maggio 2015

S. MARIA ASSUNTA - LOCATELLO
3.IL PRESBITERIO

  Entriamo in Chiesa, facciamoci il segno della croce e guardiamo l’affresco, sempre del 1400, posto a lato dell’ingresso sulla parete sud, raffigurante una Madonna col Bambino. Il nostro restauratore scrive:“…la superficie pittorica evidenzia lo strappo (l’asporto) …subito dal dipinto in un periodo imprecisato”; “…nella parte originale (recuperata) l’aureola della Madonna presenta bulinatura e incisioni dirette”.

  Saliamo nel Presbiterio, termine liturgico e architettonico per indicare la parte della Chiesa riservata al clero officiante. A sinistra dell’altare maggiore ammiriamo la tela raffigurante la Cena in Emmaus del bergamasco F. Gritti. L’artista illustra, con un Cristo Risorto raffigurato piuttosto giovane e in maniera più “moderna” dei vari Rembrant, Velazquez, Tiziano e, soprattutto, Caravaggio (Pinacoteca di Brera), la storia tratta da un passo del Vangelo di Luca, che racconta un fatto accaduto dopo la morte in croce di Cristo: il Sepolcro è stato trovato vuoto dalle donne ed i discepoli di Gesù sono sconvolti. Qualcuno parla di apparizioni di Gesù, tornato a manifestarsi ad alcuni di loro, ma l'incredulità, lo scetticismo e la paura prevalgono. L'episodio della Cena si verifica alcuni giorni dopo, ad Emmaus, un piccolo villaggio “…a sole sette miglia da Gerusalemme”. Qui due tristi pellegrini, discepoli del Nazareno, incontrano un viandante. Parlano, camminano. Gli raccontano della loro tristezza, dei fatti accaduti da poco a Gerusalemme, della loro sorpresa per il fatto che il loro maestro, Gesù, sul quale avevano posto le loro speranze per il "nuovo Regno", sia morto in croce. Solo più tardi, durante la cena, i due, guardando il viandante benedire e spezzare il pane, lo riconoscono dal gesto: è il loro maestro tornato uomo. Gesù Cristo si manifesta, in questa apparizione, come vero uomo, vera carne! E' un uomo, non è un cadavere risorto e tantomeno è un fantasma o uno spettro! E' un uomo che ha istinti molto umani, ha fame, ha sete, ha appetito, mangia di gusto. Mangia insieme ai due discepoli, davanti ai loro occhi.


Ma arriviamo subito al primo capolavoro della nostra Chiesa: la tela di Andrea Previtali (Berbenno 1480 - Bergamo 1528), un artista della nostra valle che raffigura una bellissima Vergine col Bambino e i santi Giovanni Battista e Girolamo. Dipinge questo capolavoro nel 1523, ambientandolo in uno splendido paesaggio “nostrano”.
S. Girolamo, sulla destra, ha il cappello cardinalizio rosso appoggiato in terra. Qui è molto vestito: di solito, in altre rappresentazioni, lo vediamo nudo e si sta spesso macerando, ferendo, con un sasso, come rappresentato nell’affresco esterno del 1400. In questa tela ha un atteggiamento molto dignitoso con il suo Cristo sul quale meditava: con S. Girolamo c’è sempre un crocifisso!
Dall’altra parte s. Giovanni Battista, i cui attributi iconografici principali sono: un lungo bastone sormontato da una piccola croce con la scritta “Ecce Agnus Dei” (Ecco l'Agnello di Dio), l'abito tessuto di peli di cammello e, in alcune rappresentazioni, si aggiunge il mantello rosso, segno del martirio. Ma guardiamo con attenzione, in secondo piano, quasi impercettibili, vediamo le figure di due personaggi: uno con la barba, l’aureola, il mantello e l'altro, più in lontananza, un monaco vestito di bianco. Il primo, vestito con un saio scuro, è s. Antonio Abate, quello del maialino e dei “biligocc” (castagne essiccate, affumicate e legate tra di loro a collana); mentre la figura con il saio bianco viene presentata dagli studiosi come s. Gottardo: all’epoca in cui il Previtali dipinge questo quadro, il santo era importantissimo a Bergamo. Una Pala (dipinto d’altare)fu ordinata al Cariani nel 1517 per l’antica Chiesa di San Gottardo in Città Alta: demolita alla fine del 1700, la tela principale fu rimossa e poi trasferita a Brera. La stessa Chiesa di Rota Dentro, edificata in valle nel 1496, è dedicata a s. Gottardo.
ll Previtali ambienta lo scenario nei nostri paesaggi: gli studiosi hanno riconosciuto nelle montagne i nostri ambienti con un fiume e un ponte, costruito tutto ad arcate, che ipotizzerebbe quello di Almenno.
E’ un quadro splendido, firmato e datato, che sarebbe da restaurare assolutamente.
Qualche osservazione mi è d’uopo. Non ci sono notizie precise o immagini su dove fosse posizionato il Previtali, mentre dipingeva nella vecchia Chiesa. Praticamente è come se fosse collocato dietro una finestra fatta ad arco con dei capitelli, delle  colonne e un basamento in pietra e guardasse al di fuori di questo gradino, vedendo questa splendida immagine.
Bisogna tener conto che il Previtali era figlio di mercanti di passamanerie (bordure, pizzi che servono per decorare o rifinire abiti), perciò bravissimo a fare le decorazioni. Nell’Accademia Carrara ci sono sue Madonne con dei bordi intorno al vestito, che sono veramente la “fine del mondo!". Guardiamo il velo della Madonna e il vestitino trasparente che copre il bambino, come per cercare di nascondere le sue nudità: sono veramente straordinari!
Il velo, nell’iconografia religiosa, rappresenta e assume simbolismi vari e a volte molto forti (vedasi la realtà del mondo islamico). Nell’iconografia cristiana il velo della Madonna rileva la sua purezza e a questa si fa risalire il velo della donna che si sposa. Inoltre alcuni critici d’arte asseriscono che la Madonna, in certi dipinti, scopre il nudo neonato affinchè i pastori presenti testimonino che Egli è il Salvatore maschio, anticipato dai profeti.
Nonostante questa sia una posa fatta per essere posizionata in alto e quindi non avrebbe bisogno di avere tutti questi particolari, minuziosamente descritti, che servono, invece, quando si compra un quadro da tenere nel nostro salotto di casa, sopra un divano e che, quindi, ha bisogno di avere tutto perfettamente definito.
Secondo il vangelo di Luca, l’angelo Gabriele annuncia a Zaccaria, mentre officia nel tempio, che nonostante la naturale sterilità avrebbero avuto un figlio cui porre nome Giovanni.
Sempre secondo Luca, dopo 6 mesi avvenne l'annunciazione a Maria a Nazareth e, subito dopo, questa si mise in viaggio per andare a trovare Elisabetta (Visitazione).
Il concepimento di Gesù avvenne, dunque, sei mesi dopo quello del Battista, ma nel quadro il Previtali non tiene assolutamente conto di questa differenza di età.
La tela si trova ora nell’abside a sinistra della pala centrale, ma fino al 1820 ornava l’altare maggiore, detto ”delle Grazie”


Una tela di un artista sconosciuto del 1700, dietro l’altare maggiore, raffigura l'Assunzione di Maria in Cielo: è un dogma cattolico (principio fondamentale,affermazione formulata da filosofi e posta alla base della dottrina, la cui verità è da considerarsi e credere per vero, in quanto incontestabile nel quale viene affermato che Maria, terminato il corso della vita terrena, fu trasferita, assunta, accolta in Paradiso sia con l'anima che con il corpo. L'Assunzione di Maria, nel pensiero cattolico, è un'anticipazione della Resurrezione della carne, che per tutti gli altri avverrà soltanto alla fine dei tempi, con il Giudizio Universale. Il riconoscimento ufficiale avvenne in occasione del giubileo del 1950, sotto Pio XII.

Tra le tele, assai curiosa sotto l’aspetto iconografico, è quella di s. Margherita Maria Alacoque, di autore ignoto del 1700. La notorietà di questa monaca francese è dovuta al fatto che le rivelazioni, che ella racconta di aver ricevuto dalle varie apparizioni di Gesù, porteranno allo sviluppo del culto e della festa al Sacro Cuore. Non sappiamo perchè nella nostra Chiesa ci sia la devozione a questa santa: senza dubbio è stata importata dai nostri emigranti dalla Francia.
Per Gesù si usa un'aureola, nella quale è inscritta una croce, di solito rossa. In genere se ne vedono solo tre bracci, non quello inferiore essendo coperto dal collo e dal busto.

L’organo, abbastanza antico, venne ricostruito nel 1851 da Luigi Cadei di Chiari e restaurato nel 1932 dalla ditta Cornolti. 

Diamo un accurato sguardo al coro ligneo. Il coro era destinato ai cantori e al clero durante le funzioni liturgiche:“…il coro dei chierichetti è il luogo dove essi si riuniscono per cantare insieme”. A poco a poco i canonici ottennero il diritto di sedersi nel coro, da ciò deriva la presenza degli scranni (sedile, trono) o stalli in cui essi prendevano posto per la liturgia da celebrare in comune. Siamo abituati ad andare a vedere quelli delle nostre chiese come s. Maria Maggiore o s. Bartolomeo. Ma anche qui abbiamo un coro splendido, elegantissimo, semplice, raffinato con tutti questi santi tra uno scranno e l’altro, molto interessanti con questi volti, un po’ legnosi, ma che mostrano un’impressione molto semplice. Non è un lavoro fatto male da un intagliatore o che non sa rappresentarli in modo diverso: è l’artista che sceglie queste immagini, perché collocate per fare ricordare ai preti, che si sedevano su questi scranni, le loro virtù e il loro modo di testimoniare, dato dalla loro stessa vita.
E il seggio centrale è chiaramente più grande: era la cattedra. Quando siamo nella cattedrale è del vescovo ma, in questo caso, era del parroco o di chi ufficiava le cerimonie. Al centro un triregno o tiara papale, formata dalle tre corone simboleggianti il triplice potere del Papa: Padre dei Re, Rettore del Mondo, Vicario di Cristo.
Sicuramente era il simbolo di un papa, perché ha “in mano” le chiavi di s. Pietro e il flagello. L’immagine di un vescovo col flagello rappresenta s. Agostino, perché ha lottato fortemente contro gli eretici: il flagello era il simbolo che colpiva coloro che non seguivano la verità, ma non ha niente a che fare nel nostro caso.
 
 

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