venerdì 22 maggio 2015

S. MARIA ASSUNTA - LOCATELLO
6. SOPRA LE PORTE


 
  Sopra il portone d’ingresso – lato sagrato - c’è il nostro terzo capolavoro: una tela del 1536 raffigurante la Madonna in trono col Bambino sopra le nuvole con quattro Santi, opera di Agostino Facheris, detto il Caversegno (Caversegno ora Capersegno di Presezzo-Bergamo 1500-Bergamo 1552). E’ un vero tesoro! E’ una tela molto bella e interessante. La Madonna seduta nelle nuvole con attorno gli angioletti e una sfondatura, uno sfondamento verso il Paradiso, dal quale scende la luce del Paradiso. Il  bimbo ha in mano il mondo, fatto di vetro trasparente, sormontato da una crocetta. La Madonna ha in mano le scritture perché leggendole quando Gesù era ancora piccolo, Lei sapeva già che fine avrebbe fatto. Il viso della Madonna, spesso triste e melanconico, nasce da questa conoscenza precisa che Lei aveva. In questa tela abbiamo una divisione che è pre-Concilio di Trento (1545-1563, con interruzioni, in cui venne definita la riforma della Chiesa cattolica): lo spazio sacro è nettamente diviso dallo spazio umano, anche se degli umani sono dei santi. Per noi sono modelli da seguire ma, allo stesso tempo, non sono divinità:  capiamo che, chi deve pregare, non deve rivolgersi ai santi o chiedere la loro intercessione, ma deve pregare il Bambino o la Madonna: una spaccatura nettissima. Loro sono nel cielo, in alto, mentre in basso abbiamo i santi: a sinistra, S. Pietro con le chiavi e S. Paolo con la spada. San Paolo viene descritto anche nei testi antichi pelato, con la barba e con il naso pronunciato. Dall'altra parte, un sasso sulla spalla di un diacono, si tratta quindi di S. Stefano (ricordiamoci la devozione che quelli di Locate si sono portati) e S. Giovanni Battista con il suo agnello e la scritta “Ecce agnus dei” sul cartiglio. Anche questo è, ancora una volta, un paesaggio strepitoso! Tra l’altro, qui l’autore comincia a utilizzare l'azzurro per il fondo: una nuova tecnica di pittura. E’ Leonardo da Vinci il primo a scoprire che, se il fondo è realizzato con tonalità di azzurro, questo colore “sfonda” il quadro e dà una profondità, che qualsiasi altro colore non ha: splendide le sue Madonne delle Rocce!

  Sopra il portone d’ingresso - lato casa parrocchiale - è rappresentata la Sacra Famiglia. S. Giuseppe nella sua bottega di falegname, Maria in preghiera con uno sguardo amorevole verso Gesù, il quale “gioca” con il suo “primo” crocifisso. Nella dottrina cristiana, la Sacra Famiglia è stata sempre ritenuta il modello fondamentale della famiglia umana. I legami di affetto, di amore, di comprensione che le famiglie umane sono chiamate a rinnovare continuamente, sono particolarmente espressi e vissuti nella Sacra Famiglia.

  Sopra il passaggio che porta alla chiesina con la grotta della Madonna di Lourdes la statua del Sacro Cuore di Gesù con la fiamma ardente d’amore, di carità e le spine che lo avvolgono per i peccati commessi dagli uomini. Il Cristo, vestito con una tunica bianca e un mantello rosso, indica con la mano sinistra il cuore in rilievo, da cui partono dei raggi che illuminano e riscaldano il genere umano, mostrando nel frattempo la ferita sanguinante del martirio, mentre con la mano destra aperta mostra le stimmate.
Le raffigurazioni del Sacro Cuore di Gesù ebbero grande diffusione nella seconda metà del XV secolo con la devozione che fu sostenuta e diffusa soprattutto dai Certosini. Verso la fine del 1600 ricevette un nuovo impulso grazie alle visioni di santa Margherita Maria Alacoque ma l’approvazione della Chiesa arrivò solamente nel 1765. In seguito papa Pio IX promosse la devozione del Sacro Cuore di Gesù come simbolo dell’immenso amore di Dio per gli uomini.



  Sopra il passaggio che porta alla sacristia la statua di S. Rocco. E’ un santo francese, molto popolare come protettore dal terribile flagello della peste. La sua protezione si è progressivamente estesa al mondo contadino, invocato nelle campagne contro le malattie del bestiame e le catastrofi naturali. La sua iconografia comprende i simboli del pellegrino: il cappello a tesa larga, il mantello e la relativa mantellina, il bastone, la conchiglia, la scarsella, la zucca-borraccia e la piaga della peste su di una gamba.
Ma…osserviamo bene…cosa manca? Il suo fedele cane ai suoi piedi con in bocca un pezzo di pane. Quando scopre di essere stato colpito dalla peste, di sua iniziativa o forse scacciato dalla gente, si allontana dalla città e si rifugia in una grotta ad aspettare la morte. Ma Dio fa sgorgare una fontana miracolosa, la cui acqua guarisce le sue piaghe purulenti. Qui un cane lo trova e lo salva: la bestiola, accortasi della sua presenza e della sua sofferenza, lo sfama ogni giorno portandogli un pezzo di pane che ruba dalla tavola del padrone, fino alla sua guarigione. Ripresa la sua attività a favore degli appestati, il cane lo segue.
Un cane ha tanto amore da dare e c’è sempre qualcuno che ne ha bisogno, persino un santo.
  

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