lunedì 25 maggio 2015

S. MARIA ASSUNTA - LOCATELLO
8. LA VOLTA


  Continuiamo il nostro tour d’arte, ritornando nel “salone” principale della Chiesa.
Alziamo gli occhi al…cielo e guardiamo la volta! Umberto Marigliani (Bergamo 1885-Ivi 1960) ha l'incarico di dipingere queste immagini, chiaramente con la storia della Madonna, in quattro delle smaglianti medaglie. Osserviamo al di là di un discorso artistico e guardiamo cosa ci dicono i nostri occhi, perché il bello è un concetto molto soggettivo: “…non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”.

Partiamo dalla Presentazione di Maria al Tempio: l’immagine richiama molto la tela del Tiziano, con questa bambinetta che sale tutti quegli scalini; l’opera si trova alle Gallerie dell'Accademia, il museo di Venezia. Di solito, i pittori erano molto attenti e aderenti a quelli che sono i racconti apocrifi, perché nel Vangelo non c’è scritto niente di più delle poche parole che conosciamo, per cui i gradini avrebbero dovuto essere quindici. Secondo la tradizione Maria, quando aveva tre anni, viene affidata dalla madre al Tempio, perchè aveva fatto voto che, se fosse rimasta “in cinta” e avesse potuto avere un figlio, l'avrebbe affidato al Tempio. Questa bambina si stacca dalla sua mamma, saltellando e danzando, sale da sola. Secondo i testi, i quindici gradini del Tempio richiamano i quindici Salmi del Salterio che i pellegrini recitavano, scendendo verso Gerusalemme. I nostri bambini, quando vanno all’asilo, non hanno esattamente questo atteggiamento, a tre anni: la meraviglia che viene descritta riguarda proprio questo portamento, questa movenza. Gli artisti guardavano i bambini nella loro realtà e poi si chiedevano: cos’è la meraviglia? Una bambina che sale verso il suo futuro.

Nell'Annunciazione: ”«L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse : «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.“ (Luca 1,26-37). E’ un’immagine molto classica, deliziata con bei colori.

Nella Visitazione vediamo l'incontro tra Maria e s. Elisabetta.  Leggiamo insieme e lasciamoci trasportare dalla fantasia:”In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna, in fretta, e si diresse verso una città della Giudea. Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo. A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”». (Magnificat 1,46-55).
Ci sono splendide icone di artisti orientali  che raffigurano due Madonne che si sfiorano le dita, una con l 'altra, stando di fronte e si distinguono i due bambini che, attraverso i vestiti, si parlano.

Arriviamo alla Madonna che sviene, cade, distrutta dal dolore al momento della Passione di Gesù:“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava (Giovanni), disse alla madre: "Donna, ecco tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre!". E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé”. (Giovanni 19, 25-27).

Ma la medaglia più stupenda, è la magnifica Natività della Madonna di Vittorio Manini. Come fanno tanti artisti, come Lorenzo Lotto, la scena della Natività della Madonna viene raffigurata inserita in una casa del 1500: questa potrebbe essere tranquillamente una nostra casa di valle del 1700-1800. Abbiamo l’alcova con s. Anna, descritta nel vangelo come vecchia: nei testi antichi si narra che era “…fuori tempo massimo”. In questa alcova, a fianco, c’è già il lettino per la bambina. Si faceva cosi nelle case dei contadini, ma anche adesso le mamme giovani i primi giorni si tengono il bambino a fianco del letto per poterlo controllare. Ci sono tutte donne, perchè il parto è una scena femminile. L’unico che rimane, Gioacchino, che arriva li...al ghè la fa piö… non c’è la fa più… Lui è ancora più vecchio, questa figlia che non arrivava  mai, che finalmente arriva. L’hanno cacciato fuori ma, a questo punto, la deve vedere. Ci fa provare emozioni molto umane quest’opera. Arriva li con le mani giunte, a curiosare, mettere gli occhi su questa bambina.
Guardate le donne: la levatrice con la sicurezza con cui regge la bambina, quella bambina che è fatta di luce. Guardiamo il bianco e le sue vesti: il bianco della vestina rispetto agli altri bianchi; ci sono diversissime tonalità di bianco. Un’altra donna sta cercando di metterle sulla testa una cuffietta con i laccini che vengono giù: una meraviglia! A terra il bacile con la copertina e il telo che è stato usato per asciugare la bambina dopo il primo bagnetto: nata, lavata, vestita. Guardiamo la licetta: praticamente era un cuscino. Questo contenitore, questa specie di federa, fatta bene con i pizzi attorno, con questi lacci che servivano per legare il bambino; perché la licetta aveva una specie di tasca, dove s’infilava il bambino che era fasciato, lo legavi e lo portavi al battesimo.  Strepitosa questa scena, di una bellezza eccezionale! Tutti i dipinti sono fatti dopo il 1900: il Manini, che muore nel 1974, e il Servalli, un anno prima, sono artisti contemporanei. Quando siamo nelle nostre chiese non stiamo a guardare proprio tutti i particolari, perché tanto li abbiamo sempre “sotto il naso”! Di solito, chi guarda i quadri delle chiese e gli affreschi è perché non ne può più di sentire la predica del parroco, guarda in aria, si perde via un po’: però non guarda con attenzione!

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